Leggeri, avvicinabili, mitici_di Giorgio Ariu
L’aria era soave, loro arrivavano ancora più leggeri in ordine sparso. Li vedevi spuntare dal sottopassaggio dell’Amsicora nostro, dove, dopo il primo allenamento delle sei del mattino, si faceva la preparazione sui corner corti e sugli schemi al sole del pomeriggio. E noi già campioni d’Italia nell’hochey prato allargavamo le spalle povere da dilettanti (solo perché ci pagavamo anche le divise per andare in tournèe all’estero) e recitavamo orgogliosi il ruolo dei padroni di casa.
E la mia mazza diventava strumento di gioco per Claudio Nenè o per Albertosi che si divertivano, goffi, a scimmiottarci.Gigi doveva ancora spuntare dal sottopassaggio mentre il Filosofo osservava e fumava, fumava e lasciava fare. La rosa era ristretta, in sedici, diciotto, mica come quella della Lazio o dell’Inter di oggi, che se manca qualcuno chi se ne accorge. Poi giungeva Lui. Gigi nostro “canadese” sulle spalle, chiamava a sé quasi tutti i palloni (erano molto più pesanti di quelli di oggi) e li sgonfiava con quel sinistro assassino. Nella sua zona, off limits, i pali della porta erano scheggiati e l’erba (grande evento per lo stadio Amsicora) diradata aveva preso paura.
Nessun pallone del Nostro al canale Mammaranca, nostalgico di Gallardo. Dopo questo riscaldamento, tutti insieme per i giri di campo. Noi amsicorini, verdi in tutto, davamo loro appuntamento per la domenica, se contemporaneamente impegnati in casa. Noi la mattina per una serie A per pochi intimi, amici e familiari, eppoi (almeno i supertifosi) ad allungare il dopo partita negli spogliatoi per imboscarci per il Grande Appuntamento.
La partita del nostro Cagliari era evento sportivo, esaltazione dell’orgoglio e dell’aggregazione: tribuna Innocenti o staffetta da aspirante giornalista verso il baldacchino RAI, a bordo campo, con la “voce” musicale del mitico Sandro Ciotti e quella sul Cagliari Mario Guerrini, che al racconto delle gesta rossoblu accompagnava quello, anche in trasferta, di noi amsicorini. Anche i capelli era meglio tagliarli in via Dante, al salone Dionigio, vuoi mettere l’incontro… per caso con Gigi e gli altri.
Che spasso, poi, collezionare bigliettini rosa, sfilandoli dal tergicristalli delle auto dei Nostri. Troppa grazia. Gianni Brera era il cantore sul mitico Guerino, le vignette erano tutte per Andrea Arrica, volpe del Gallia Hotel, tempio godereccio di scambi da ipermercato: prendi tre, paghi uno. Il Cagliari, come poi il Brill, sapeva di mediazione politica e quindi di gas da petrolio, ma senza il sudore e le gesta della banda Scopigno (erede del grande Silvestri) nulla sarebbe stato possibile . I soldi, allora come oggi, non sempre scendono in campo.
Frattanto noi ci godiamo il Ricordo dello Scudetto e per il Quarantennale usciamo con questo Speciale che da oggi, oltre che accompagnarci alla Festa con rimpatriata dei Mitici per la prima decade di aprile (ricordate il due a zero col Bari del 12 aprile?), riposizionerà lo Storico Scudetto nella fervida memoria collettiva di tutti i sardi e di tutti coloro che, per dirla col grande, indimenticato e generoso Sandro Ciotti, amarono la Squadra Simpatia.
dalla rivista Cagliari Calcio – 40anni storici – n°1 Marzo 2010