Da “militare” a “museale”_di Anna Palmieri Lallai
Sono numerosi gli edifici e le strutture della nostra città che desiderano raccontarci la loro storia, parte integrante del nostro passato. Fra i tanti raccolgo i ricordi del vecchio Arsenale, che, arroccato nel punto roccioso più alto dell’omonima piazza castellana o piazza delle quattro porte (S.Pancrazio- Regio Arsenale-PortaCristina, delle Siziate), ubicato nel versante nord-occidentale dell’antico nobile quartiere, era, in un passato assai remoto, quasi extra moenia rispetto al Castrum vero e proprio.
La sua attuale struttura, imponente e ambiziosamente introdotta da un importante ingresso fiancheggiato da quattro colonne doriche in granito sardo, per tutto il periodo medioevale è stata una vasta area inserita nel sistema difensivo della città subendo nel tempo diverse modifiche. Sulle preesistenti tracce puniche e romane, i nostri “dominatori”, infatti, non essendo la zona per sua natura fornita di scarpate e precipizi, la ampliarono e fortificarono con possenti mura, bastioni o baluardi per scoraggiare eventuali attacchi nemici.
Fra i tanti si ricordano il non tanto apprezzato Baluardo Dusay (1501-1503) -poi trasformato in ospedale per i detenuti nel carcere della Torre di S.Pancrazio- ancora ben visibile nel lato nord, sulla destra, le fortificazioni del cremonese Rocco Capellino (1552-1563), seguite da quelle dei fratelli Giorgio e Jacopo Palearo (1573-1578).
La storia c’insegna che, in epoca medioevale, ai dominatori pisani, aragonesi, spagnoli e austriaci, subentrarono, ai primi del sec. XVIII, i Piemontesi con casa Savoia, che, nel bene e nel male, hanno contribuito a dare un volto nuovo alla città. Così dal 1727, e fino al 1870, la vecchia struttura diventa Regio Arsenale e l’originario l’impianto difensivo viene ampliato, trasformato e migliorato. In particolare al suo interno, oltre gli alloggi militari, si trovavano una fonderia e diversi spazi dove si producevano e custodivano armi, palle da cannone, attrezzature utili per l’artiglieria e, naturalmente, polvere da sparo, che, per precauzione, era conservata in un apposito sito ben distante, la c.d. Polveriera, oggi Galleria Comunale d’Arte, all’interno dei Giardini Pubblici. Più tardi si volle dare alla vecchia struttura un bel biglietto da visita ancora oggi rappresentato, in particolare, dal grande fastigio bronzeo che, tra bandiere svettanti, cannoni, obici, trombe, leoni rampanti che reggono lo stemma del Regno di Sardegna sovrastato dall’aquila reale e cinto dal collare della SS.Annunziata, ancora fa bella mostra di sé.
Infatti nel 1825 Carlo Felice (1785-1831), 6° re di Sardegna, incarica l’allora direttore dell’Arsenale, l’ingegnere Carlo Boyl di Putifigari di predisporre un nuovo ingresso. Il Boyl, ispirandosi alla ben nota Porta romana di piazza del Popolo, realizza la Porta del Regio Arsenale, che, col suo portale neoclassico, lapide dedicatoria e stemma bronzeo, diventa memoria cittadina. Il fastigio, composto dall’assemblaggio di nove pezzi realizzati nella stessa fonderia della struttura, fu collocato il 4 dicembre 1827, in occasione della festa di S. Barbara, protettrice anche degli artiglieri, alla quale era intitolata la piccola cappella interna, che oggi sopravvive nel ricordo grazie alla statua in pietra inserita nel timpano.
Ma il tempo, col suo scorrere inesorabile, muta e trasforma anche in meglio. Così’ quando Cagliari nel 1866 cessa di essere piazzaforte del Regno d’Italia, anche il Regio Arsenale termina la sua attività, e, modificato a più riprese, diventa, a partire dal 1870, prima Distretto Militare, successivamente trasferito nel largo Carlo Felice, salendo sulla destra, poi Caserma “Eligio Porcu”. Poi viene la guerra e anche l’ex Regio Arsenale viene seriamente danneggiato nel 1943. Si deve arrivare al 1956 per liberarlo dal lungo oblio, e dargli nuova vita attraverso una sapiente riqualificazione che ci regala un grande centro museale,
orgoglio e vanto della Cagliari moderna. L’idea partì dal prof. Giuseppe Peretti, all’epoca Rettore dell’Ateneo cagliaritano che propose di utilizzare gli ampi spazi per riunirvi i vari Musei sparsi per la città, compreso il Museo Archeologico, sito in piazza Indipendenza. L’idea trovò terreno fertile nelle menti più eccelse come l’archeologo Giovanni Lilliu, perché Cagliari era più che mai aperta al nuovo e alla cultura più ampia. Stato, Regione, Comune, Università unirono i loro intenti per realizzare un sogno comune e nel 1956 si diede l’incarico agli architetti Piero Gazzola e Libero Cecchini di elaborare il progetto della futura Cittadella dei Musei, di cui esiste un plastico nello Spazio S.Pancrazio. La riconversione di un’antica struttura militare in un centro museale non fu semplice, anzi a lungo meditata e richiese grande
competenza largamente ricompensata dal risultato. Per dar luogo a uno spazio semplice ma funzionale, salvando non solo le preesistenti tracce puniche e romane, ma anche le mura spagnole e sabaude, occorsero ben 20 anni, così che i lavori di recupero del Regio Arsenale Militare, iniziati nel 1956 si poterono considerare conclusi nel 1976, trovando l’ultimo atto nella sostituzione del vecchio portone ligneo d’ingresso con l’attuale, dovuto agli scultori Mario Salazzari e Riccardo Cassini. D’allora il Museo Etnografico, il Museo Archeologico, la Pinacoteca, il Lapidario, la Galleria d’arte moderna, la Collezione d’Arte Siamese e non solo, si trovano in un unico spazio museale, dove la severità della struttura è ingentilita da piccoli spazi verdi che s’inseriscono tra un gradone e l’altro fino ad arrivare al Belvedere che ci regala uno dei panorami più belli della mia amata Cagliari con il profilo della Sella del Diavolo che si staglia tra un cielo infinitamente azzurro.