Il regalo di Armando (in ricordo di Chick Corea)_di Nanni Zedda
«La mia missione è sempre stata quella di portare la gioia del creare dovunque ho potuto, e l’ho fatto con tutti gli artisti che ammiro tantissimo. Questa è stata la ricchezza della mia vita» La frase che avete appena letto riassume l’anima e l’arte di un grande uomo e musicista che è stato Armando “Chick” Corea, la cui opera è un esempio, non solo per chi fa l’artista, ma per chiunque ambisca alla propria crescita umana, spirituale e professionale. Le sue parole esprimono la passione con la quale ha vissuto il suo percorso lavorativo e umano, concentrato sull’arte e sul contributo positivo che questa poteva portare a chiunque ne volesse usufruire, mai focalizzato su sé stesso, disinteressato a nutrire il proprio ego.
Ci si rivolgeva a lui chiamandolo meritatamente “Maestro”, ma Chick ripeteva che lui era uno studente che non smetteva mai di imparare, umile e assetato di sapere, esplorare, crescere, reinventare. È importante saperlo prima di ricordare la straordinaria carriera di questo genio low profile della musica mondiale. Di chiare origini italiane, suo nonno paterno era emigrato negli Stati Uniti dalla Calabria, nel 68’ a soli ventisette anni, aveva pubblicato già un disco diventato leggendario.
Come leggendarie sono state le sue collaborazioni con Miles Davis, Herbie Hancock e un numero infinito di artisti di tutto il mondo e di diversi generi musicali, incluso il nostro Pino Daniele, col quale ha dato vita a “Sicily” capolavoro scritto a quattro mani contenuto nel disco “Dio ti Benedica” del 1993. Perché Corea aveva una mente aperta e curiosa che lo spingeva ad esplorare territori nuovi, prendendosi anche dei rischi proprio perché andava dove nessuno era mai stato prima. Pochi artisti possono dire di avere attraversato con successo musica classica, jazz, progressive rock, fusion, latin e tanto altro.
Ma è stata questa la spinta che gli ha aperto la strada a esperienze che ne hanno caratterizzato l’arte. Dotato di uno stile pianistico molto personale e riconoscibile, Corea è stato fondamentale nell’introduzione del Jazz Rock e della Fusion, come nella svolta elettrica di Miles Davis. Il piano elettrico Fender Rhodes ha un importante debito nei confronti di Chick, così come il Moog e tutte le tastiere elettroniche derivate. Ma questi sono tecnicismi da appassionati. Quello che riguarda tutti è il generale contributo alla crescita musicale collettiva, favorita dall’influenza che lui ha esercitato.
È impossibile riassumere una simile carriera in un articolo, ma è giusto e più rilevante ricordare il posto che Chick Corea occupa nell’Olimpo delle leggende del Jazz (e non solo) e l’insegnamento che ci lascia. In tutto questo ci si domanda come mai un uomo così illuminato e profondo abbia aderito al mondo di Scientology, che oltretutto ha influenzato parte della sua produzione musicale a partire già da i primi Anni Settanta, e che lo ha visto anche in veste di testimonial in varie interviste.
Ma a prescindere dalle scelte private, resta intatto il valore dell’eredità che ci lascia Corea, con la sua sterminata ed eclettica produzione, premiata con 22 Grammy Awards, l’amore di milioni di appassionati, e la grande stima dei più prestigiosi artisti della scena internazionale. A partire dai Manhattan Transfer, che gli hanno dedicato un intero album (The Chick Corea Songbook), Stevie Wonder, che ha incluso anche l’iconica “Spain” nella scaletta dei sui concerti, per proseguire con una lista infinita che include Sting, Robert Glasper e praticamente qualsiasi star musicale del pianeta.
Personalmente, ho sentito parlare di lui per la prima volta a 15 anni, quando il pianista della mia band, molto più grande ed esperto di me, disse una sera che sarebbe andato al concerto cagliaritano di Corea. All’epoca ero un rockettaro ignorantello e non avevo mai ascoltato del jazz prima, e non avevo idea di chi fosse. Poi, per quei simpatici giochetti della vita, ho incontrato Chick diverse volte, dai successivi concerti di Jazz in Sardegna a quelli di Umbria Jazz o al Blue Note di MIlano, e con Pino Daniele al Primo Maggio nel 1992, dove mi trovavo con B.B. King per girare un’intervista per la rubrica del TG 2 Nonsolonero. Poi l’ultima volta, nel 2015, a Perugia, dove lo invitai a una photo session con il grande fotografo Marco Glaviano per un nostro libro fotografico sui nostri amici musicisti. Anche in quella occasione, confermò tutta la sua generosità e umiltà regalandoci con gioia un po’ del suo prezioso tempo.
Noi siamo quello che lasciamo. Alcune vite scorrono per sé stesse, altre donare qualcosa anche agli altri. Chick ha speso bene la sua vita donandosi e rendendo il nostro mondo più ricco e bello. E questo è il più bel successo di Armando “Chick” Corea, e il più prezioso dono che ci lascia.