Ligabue e la creazione di un Film_di Stefania Morgante
Ci sono parecchie cose in comune fra “volevo nascondermi” di Diritti e “Van GoghSulla soglia dell’eternità” di Julian Schnabel: la vita tormentata di artisti unici, identificabili in un loro stile personale d’impatto, la ricerca pittorica, la denigrazione sociale, la solitudine. Tuttavia la differenza notevole sta nei registi.
Schnabel è pittore oltre che regista e il protagonista Defoe dipinge oltre ad essere collezionista. La camera a spalla di Schnabel fa entrare lo spettatore nel campo visivo dell’artista. Addirittura ci sono sfocature delle immagini quando Van Gogh corre ed è obnubilato dalla fatica.
Noi siamo dentro il flusso creativo di Van Gogh. Non assistiamo, siamo i suoi occhi. Schnabel sceglie un periodo specifico di Van Gogh e tuttavia capiamo di cosa si tratta. La storia personale c’è. Senza essere eccessivamente lunga e dilatata. Il Ligabue di Diritti è macchiettistico, lento, non concluso. Di pittura proprio non se ne parla. Di scultura pochissimo. Ci sono i quadri finiti ogni tanto (mentre in quello di Schnabel, c’è proprio l’atto pittorico in esecuzione). Germano fa finta di dipingere per pochissimi minuti.
Neanche un attimo di pittura in cui assistiamo alla nascita di un dipinto. A Diritti interessa l’uomo, molto meno l’artista. Schnabel è interessato ad entrambi ed entrambi si compenetrano. E l’uomo Germano/Ligabue ha lunghezze di interpretazione spesso noiose. Particolari di vita che nulla aggiungono al perché è diventato un grande artista, con salti temporali spesso troppo sincopati.
Credo che per creare un film su un artista, in questo caso un pittore, bisogna avere una sensibilità maggiore sull’interscambio uomo/artista. Perché non sempre la vita disastrata di un uomo (o di una donna), si tramuta in arte e non sempre l’arte fa vivere malamente. Germano molto bravo nell’Isola delle Rose, ma qui, come quando ha interpretato Leopardi, non mi convince. Troppo caricaturale. Trovo non azzeccato il titolo (Ligabue perché voleva nascondersi? Mi pare il contrario) e una canzone finale in inglese che nel contesto pare messa lì perché avanzava. Nella narrazione artistica, che sia pittorica e/o umana, vince a mani basse Schnabel per me.