Settembre 8, 2024

La Sardegna nell’Unesco_di Tarcisio Agus

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La Sardegna ci riprova, con la delibera n. 49/13 del 30.09.2020 la Giunta regionale  concede il patrocinio al progetto “Sardegna paesaggio culturale del Patrimonio Universale UNESCO”, e sostiene la presentazione dell’istanza presentata alla Commissione nazionale UNESCO, per l’iscrizione nella tentative list del bene “I Monumenti nuragici della Sardegna”.

Nel frattempo si è insediata la Commissione per la predisposizione del dossier, affidata alla straordinaria esperienza e profonda conoscenza del mondo nuragico del prof. Giovanni Ugas.

Un percorso non facile perché dovrà superare non pochi ostacoli.

Prima di tutto, per essere inclusi nella lista del patrimonio mondiale dell’Umanità dovrà essere dimostrato che i  “Monumenti nuragici della Sardegna”  sono “eccezionale valore universale”, e rispondere ad almeno uno dei 10 criteri previsti nelle linee guida operative:

i) Rappresentare un capolavoro del genio creativo dell’uomo.

(ii) Mostrare un importante interscambio di valori umani in un lungo arco temporale o all’interno di un’area culturale del mondo, sugli sviluppi dell’architettura, nella tecnologia, nelle arti monumentali, nella pianificazione urbana e nel disegno del paesaggio.

(iii) Essere testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa

(iv) Costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico o di un paesaggio che illustri uno o più importanti fasi nella storia umana.

(v) Essere un esempio eccezionale di un insediamento umano tradizionale, dell’utilizzo di risorse territoriali o marine, rappresentativo di una cultura (o più culture) o dell’interazione dell’uomo con l’ambiente, soprattutto quando lo stesso è divenuto vulnerabile per effetto di trasformazioni irreversibili.

(vi) Essere direttamente o materialmente associati con avvenimenti o tradizioni viventi, idee o credenze, opere artistiche o letterarie dotate di un significato universale eccezionale.

(vii) Presentare fenomeni naturali eccezionali o aree di eccezionale bellezza naturale o importanza estetica.

(viii) Costituire una testimonianza straordinaria dei principali periodi dell’evoluzione della terra, comprese testimonianze di vita, di processi geologici in atto nello sviluppo delle caratteristiche fisiche della superficie terrestre o di caratteristiche geomorfiche o fisiografiche significative.

(ix) Costituire esempi significativi di importanti processi ecologici e biologici in atto nell’evoluzione e nello sviluppo di ecosistemi e di ambienti vegetali e animali terrestri, di acqua dolce, costieri e marini.

(x) Presentare gli habitat naturali più importanti e significativi, adatti per la conservazione in situ della diversità biologica, compresi quelli in cui sopravvivono specie minacciate di eccezionale valore universale dal punto di vista della scienza o della conservazione.

Complesso minerario di Monte Vecchio – foto di Maurizio Artizzu

La  proposta credo sia  stata presentata nella terza e più recente lista del Patrimonio Mondiale:

– paesaggio culturale (dal 1992):

I paesaggi che rappresentano “creazioni congiunte dell’uomo e della natura”, così come definiti all’articolo 1 della Convenzione, e che illustrano l’evoluzione di una società e del suo insediamento nel tempo sotto l’influenza di costrizioni e/o opportunità presentate, all’interno e all’esterno, dall’ambiente naturale e da spinte culturali, economiche e sociali. La loro protezione può contribuire alle tecniche moderne di uso sostenibile del territorio e al mantenimento della diversità biologica.

Dallo scorrere dei 10 criteri, più d’uno sostengono la proposta.

Con la richiesta di iscrizione nella Tentative List nazionale, si avvia l’importante candidatura,  con   la quale lo Stato segnala al Centro del Patrimonio Mondiale,World Heritage Center-WHC, i beni per i quali intende chiedere l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale nell’arco di 5-10 anni. 

Da questo momento inizia la vera e propria candidatura  propositiva che prevede  la compilazione di un apposito formulario, allegato alle Linee Guida Operative, ed il suo invio alla Commissione Nazionali Italiana per l’Unesco  (CNIU) la quale, a seguito di un primo esame, procede ad inoltrare la domanda ai Ministeri competenti.

Ho esordito con la Sardegna ci riprova, perché l’intera isola di Sardegna era entrata a far parte  di uno dei programmi Unesco, nella Rete Globale dei Geoparchi. La sua presenza è stata altalenate perché il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, invitato a farne parte nel 2006, non  disponeva di un proprio ambito unitario, in quanto suddiviso in otto aree. Questo fondamentale elemento di unitarietà territoriale fu risolto con la proposta del Commissario Prof. Gian Luigi Pillola  che propose alla Giunta Regionale di affidare al Parco tutti i geositi dell’isola così da superare le otto aree e costituire, con il perimetro dell’isola, l’unità del Geoparco Unesco. Il Prof. Pillola conosceva bene la Convenzione Unesco, firmata a Parigi il 16.11.1972, che regola la permanenza nelle liste del Patrimonio Culturale e Naturale ed in particolare l’Art.4 e l’Art. 5 che così recitano:

Complesso minerario di Monte Vecchio – foto di Maurizio Artizzu

Art. 4

Ciascuno Stato partecipe della presente Convenzione riconosce che l’obbligo di garantire l’identificazione, protezione, conservazione, valorizzazione e trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale di cui agli articoli 1 e 2, situato sul suo territorio, gli incombe in prima persona. Esso si sforza di agire a tal fine sia direttamente con il massimo delle sue risorse disponibili, sia, all’occorrenza, per mezzo dell’assistenza e della cooperazione internazionale di cui potrà beneficiare, segnatamente a livello finanziario, artistico, scientifico e tecnico.

 Art. 5

Per garantire una protezione e una conservazione le più efficaci possibili e una valorizzazione la più attiva possibile del patrimonio culturale e naturale situato sul loro territorio, gli Stati partecipi della presente Convenzione, nelle condizioni appropriate ad ogni paese, si sforzano quanto possibile:

a. di adottare una politica generale intesa ad assegnare una funzione al patrimonio culturale e naturale nella vita collettiva e a integrare la protezione di questo patrimonio nei programmi di pianificazione generale;

b. di istituire sul loro territorio, in quanto non ne esistano ancora, uno o più servizi di protezione, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e naturale, dotati di personale appropriato, provvisto dei mezzi necessari per adempiere i compiti che gli incombono;

c. di sviluppare gli studi e le ricerche scientifiche e tecniche e perfezionare i metodi di intervento che permettono a uno Stato di far fronte ai pericoli che minacciano il proprio patrimonio culturale o naturale;

d. di prendere i provvedimenti giuridici, scientifici, tecnici, amministrativi e finanziari adeguati per l’identificazione, protezione, conservazione, valorizzazione e rianimazione di questo patrimonio;

e. di favorire l’istituzione o lo sviluppo di centri nazionali o regionali di formazione nel campo della protezione, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e naturale e promuovere la ricerca scientifica in questo campo.

Per onorare i dettami della convenzione produsse nel 2013, quando il Parco Geominerario fu riammesso nella rete, con la dicitura Sardinia Unesco Global Geopark, un articolato progetto dal titolo:”Progetto sulle valenze Ambientali e storico culturali: censimento, catalogazione, valorizzazione e fruizione”. L’articolata proposta era suddivisa in tre sezioni, Geositi, Insediamenti Minerari e valenze archeologiche in aree minerarie.

Per l’attuazione del progetto che avrebbe interessato l’intera isola di Sardegna, prevedeva l’utilizzo dei 480 lavoratori ex Ati-Ifras destinati al Progetto Parco Geominerario per un impegno finanziario annuo, stimato in 27.772.741,67 Euro.

Progetto  presentato alla Regione Sardegna per il finanziamento, previsto per almeno quattro anni, il tempo utile sino alla verifica già prevista per il 2017. Atti accolti con grande favore dai  coordinatori Unesco,  Prof. Nickolas Zouros e Dr.Kristin Rangnes, che così, il 4 dicembre 2013, scrivevano: Quindi accettabile per l’EGN CC, come requisiti possibili per la soluzione, è un nuovo accordo tra il Parco e l’Autorità Regionale della Sardegna che darà al Parco della Sardegna l’autorizzazione ad avere la supervisione dei siti del patrimonio geologico in tutta la Sardegna e la responsabilità per la protezione e promozione del patrimonio geologico. Il Parco Geominerario della Sardegna è ben finanziato con un budget annuale di 1,5 milioni di euro e ci sarà una strategia di sviluppo di 112 milioni di euro per la Sardegna nei prossimi quattro anni.

Alla visita ispettiva del 15 – 18 Luglio 2017, dell’impegno assunto con il progetto  non vi fu traccia. La risposta della visita ispettiva del luglio 2017, pervenne al Parco nel febbraio 2018: Esiste ancora confusione tra le otto “aree principali”, nonostante sia stato sottoposto ad un’estensione significativa quattro anni fa allo scopo di includere l’intera isola. Sono stati compiuti progressi insufficienti per includere l’intera area come UGGp (UNESCO Global Geoparc) con il limite aggiornato non visibile nemmeno su mappe e pubblicazioni.

Quindi nuovo cartellino giallo. Il tempo rimasto a disposizione per invertire il giudizio era di un anno, e tentare d’essere riammessi. Atto impossibile in assenza del progetto atteso dall’Unesco, così il definitivo riscontro alla  ispezione del giugno 2019: Data la situazione in cui sono stati compiuti progressi insufficienti sulle raccomandazioni dell’ultima valutazione e sul fatto che non esiste un territorio unificato con un’identità comune, nessun approccio strategico sull’unificazione o la creazione di un’identità comune e un’organizzazione assolutamente non adeguatamente equipaggiata per quanto riguarda le risorse umane, entrambi i rivalidatori non vedono alcuna possibilità di consigliare al Consiglio UGGp l’assegnazione di una carta verde.

Così siamo usciti dalla rete dei Geoparchi Unesco.

La speranza che per questa nuova candidatura non si facciano gli stessi errori perché stare nelle liste Unesco comporta certamente onori, ma anche importanti oneri, ben evidenziati negli articoli della convenzione.

Altrimenti bisogna far tesoro dell’Art.12 della convenzione e guardare oltre:

Il fatto che un bene del patrimonio culturale e naturale non sia stato iscritto nell’uno o nell’altro elenco giusta i paragrafi 2 e 4 dell’articolo 11 non significa in alcun modo ch’esso non abbia un valore universale eccezionale a fini diversi da quelli risultanti dall’iscrizione in questi elenchi.

Tarcisio Agus

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