Cagliari città di pietra di sole e d’acqua_di Antonello Angioni
Cagliari è una città dolcissima, aperta al sole, al vento e alla voce del mare. Da sempre proiettata verso l’esterno – e forse proprio per questo continuo confronto con le altre culture e gli altri popoli del Mediterraneo – è custode gelosa della sua identità: un magico insieme di bellezza, semplicità e operosità che, nel corso dei secoli, ha incantato tanti viaggiatori illustri e che, ancor oggi, continua a sedurre, col suo fascino immutato, i visitatori più sensibili.
La città offre tagli di luce di grande magia: sarà la distesa azzurra che la circonda, sarà l’aria del maestrale, sarà la calda luminosità dei tramonti sulla laguna o la voce del rimpianto trascinata dalle onde, sta di fatto che Cagliari assume una dimensione quasi irreale. Quando la calura estiva si attenua per lasciar spazio alle prime giornate d’autunno, poco prima del tramonto, i colori delle rocce, della pianura e delle lagune, il silenzio e il vento tiepido trasformano lo scenario in un quadro indimenticabile, dalle tinte tenui, veramente unico. Allora Cagliari appare sdraiata sulle rive del mare, come una donna abbandonata al sole che muore.
L’impatto con la città – sia che si giunga dal mare, dal cielo o dal territorio circostante – é assai suggestivo e ricco di stimoli. Viaggiando da Oristano – attraversato l’ultimo lembo di quell’ampia e fertile pianura che è il Campidano – i campi di grano, le distese di ulivi, le vigne e i frutteti si diradano e lasciano intravedere i bagliori di una
città. Avvolta in una sublime atmosfera di luci e ombre che delicatamente modulano lo spazio, Cagliari si presenta come sospesa – in una dimensione magica, senza luogo e tempo – a metà strada tra romantiche atmosfere decadenti e passionali deliri meta- fisici: quasi un’apparente contraddizione tra la lucida razionalità dei contenuti e dei programmi, che la città è in grado di esprimere, ed un’effimera ricerca di aspettative e sogni.