Novembre 22, 2024

Il Bastione, il mio progetto inascoltato_di Costantino Nivola

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50* Anno/Le grandi pagine del Cagliaritano

Questa non è stata la prima volta che trovandomi a Cagliari mi sono rifugiato sul bastione di San Remy al salvo dai cittadini cacciatori di pedoni che al volante si trasformano in veri e propri criminali.

È proprio in quella parte storica della città che uno mette a repentaglio la vita se ha la pretesa di visitarla percorrendola a piedi.

L’unico luogo interessante della «Gerusalemme Sarda», come l’ha definita D.H. Lorens è territorio imperiale delle automobili. Queste, parcheggiate, occupano i due lati delle strade già strette e senza marciapiedi.

Nello spazio che rimane, al centro, scorrazzano a tutta velocità le macchine, credo senz’altro meta oltre a quella di accoppare qualche retrogado come me che osa dubitare sulla validità delle sacre «esigenze moderne». Come alle oasi nel deserto, al bastione il viandante vi arriva esausto sia che scelga l’accesso dalla scalinata in piazza della Costituzione o l’entrata di fianco da via Università oppure quella dall’alto da via Fossario.

Queste tre alternative sono tre promesse mantenute che si realizzano nelle loro varianti sensazionali: sorpresa e scoperta di questo incantevole spazio libero e sicuro sospeso tra cielo e terra. Che questo immenso lenzuolo al sole il vento non l’abbia portato via come una nuvola e che la follia degli uomini si sia limitata a ignorarlo è un fatto incredibile.

Della sua sopravvivenza ne faccio cenno agli amici come di un segreto cospiratorio. Ho avuto anche l’occasione di sussurrarlo nell’orecchio (attento) del presidente Soddu, sorvolando la città prima di atterrare all’aeroporto. In Lingua Sarda, per forza! Per esprimere in modo più solenne la rilevanza contenuta nella mia informazione. Nel bastione io vedo, oltre a quello che di bello esiste, anche le infinite potenzialità per migliorarlo, rilevandole e potenziandole. Oso dire anch’io ciò che ho sentito dire a Le Corbusier ammirando il profilo di Manhattan-New York: «Mi trema la mano al desiderio di disegnare le infinite possibilità estetiche di questa formidabile città».

È, da anni che sto corteggiando l’idea di proporre all’amministrazione della città di Cagliari e all’attenzione della Regione autonoma sarda, che ha sede in questa città, un progetto di natura artistica inteso a vivificare culturizzandola (per usare un termine concettualista) tutta l’area del bastione, magari seguendo il nastro di verde che, partendo dalla galleria passeggiata coperta, lungo il viale Regina Elena, va a finire nei giardini pubblici.

Le autorità politiche, monarchiche e repubblicane, le amministrazioni comunali di tutti i tempi hanno commesso follie in nome di miti e ideali divenuti assurdi col passare del tempo. Contro gli interessi della comunità e di loro stessi hanno però anche saputo riscattare la loro natura umana lasciando ai posteri opere d’arte che attestano la presenza dei valori dello spirito.

Sarebbe assai triste se in questo periodo di transizione difficile per la Sardegna le amministrazioni responsabili sarde si identificassero soltanto come quelle che hanno venduto e incementato le belle coste dell’isola e permesso il taglio delle sue ultime querele, che si è lasciata inquinare il mare che la circonda, i fiumi che la percorrono e infine l’aria che si respira. Una acropoli moderna al bastione di Cagliari: galleggiante in un mare di acque inquinate, di rifiuti di plastica, di sterco di maiale, sarebbe poca cosa (menzus chi non nudda!) sufficiente però per riscattare anche alle nostre amministrazioni il merito di essere state rimane anche se inesperte e inadeguate al tempo presente.

Breve descrizione del progetto bastione.

L’accesso al bastione San Remy dalla piazza della Costituzione potrebbe essere reso più invitante dalla presenza di una scultura collocata nella nicchia all’inizio della gradinata II gesto e la forma di questa scultura dovrebbe evocare l’atto di ricevere un’ospite, la sensazione che una persona ci riceva cordialmente.

Delle due arcate della galleria coperta due sculture di dimensioni piccole, come due bambini che si affacciano curiosi per vedere l’ospite. Nello spazio semicircolare che conduce alle due rampe di scale che completano l’ascesa al belvedere, una scultura a forma di totem si alza verticale come per incoraggiare accompagnandolo, il visitatore fino in cima. Sorpresa e meraviglia di trovarsi in mezzo a un gruppo di palme e altri alberi verdi: immobili come se stessero per riprendere il fiato; o agiate ma tenaci nella loro abitudine a resistere al vento.

Lo spazio è vasto e brillante. Il parapetto nasconde il caos delle nuove costruzioni e delle intricate attività del porto.

Le colline si adagiano sopra il parapetto, il mare sembra una linea parallela adesso, il cielo domina su tutto. Mi guardo intorno, la cima della scultura totem ora si inquadra dentro la curva dell’arco della grande galleria. Desidero la presenza dell’acqua, che vorrei esprimere solo come desiderio.

Dovrebbe sorgere dal muro del secondo belvedere, fare un lungo percorso, dividendo quasi tutta la distanza della piazza. Sollevato ma basso in un ruscello in movimento che si divide in due tra le palme e sparisce misteriosamente come nasce, producendo appena un mormorio discreto come il muoversi delle foglie, che! però hanno il potere di cancellare il frastuono della città intorno.

Ora che ho saziato la sete, ristorato nel senso dell’udito, I mi viene più stimolante l’appetito visuale! negli spazi prima monotoni e inerti, forme scolpite intervengono in gruppi o isolate, alcune orizzontali altre verticali. Queste forme o immagini proiettate contro i fondi delle colline, monti e mare che circondano la piazza bastione, comunicano tra loro come se radunate per un simposio grave e solenne.

Come se parlassero in sardo, non tutti! possono intendere. Questi personaggi potrebbero anche simboleggiare i grandi sardi di ieri, che hanno più sentito la necessità di difendere quest’isola dalle invasioni, e di quelli che oggi sentono con altrettanta urgenza la necessità di difenderla dalle insidie mortali del nostro tempo. •

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