Via Millelire 14_di Jean Nouvel Casali
Chissà se prima di chiudere per sempre gli occhi, prima che Manzoni gli dedicasse una poesia che milioni di italiani impararono a memoria, il 5 maggio di duecento e uno anni fa, Napoleone Bonaparte pensò alla sua giovinezza, alla sua Corsica, alle sue prime campagne militari e a Domenico Millelire.
Quel che è certo è che, a molte miglia dall’Elba, neppure Domenico Millelire se la passava meglio. Stava morendo il suo miglior nemico, destinato a essere ricordato come un grande condottiero, uno dei più grandi della storia; centosessantotto centimetri di fosforo, arguzia e carisma. Millelire, che Napoleone lo sconfisse, era invece destinato all’oblio, per ingiustizia del destino e per la scarsa memoria degli uomini.
Anche Napoleone aveva, come tutti i grandi uomini, un rimorso; quel rimorso si chiamava proprio Millelire Domenico, fu Pietro, nome di battaglia “Debonnefois”. Millelire!
Chi era, dunque, costui? Se vi trovate in una grande città e provate a mettere il suo nome in un motore di ricerca vi troverete indirizzati ad una via a lui intitolata.
Domenico Millelire e’ stato dunque qualcuno che ha lasciato un’impronta nell’incedere della storia nei destini degli uomini; era un uomo di mare, un eroe o, semplicemente, un isolano: nato a La Maddalena cent’anni prima dell’unità d’Italia, il mare l’aveva nel sangue.
Era il secondo di quattro figli maschi, tutti marinai, tutti uomini liberi, tutti amanti della loro terra. Non sapevano ancora, però, che la loro Sardegna stava diventando incredibilmente strategica per gli interessi della neonata repubblica francese. La Francia all’epoca premeva infatti i confini del Regno di Sardegna, tentando l’espansione e puntando, al resto dell’ Italia. I francesi avevano prima cercato di passare per le Alpi, ma i Savoia si erano fatti valere, e avevano quindi ripiegato sulla via del mare: prendere la Sardegna, indebolire il Regno e farne crollare i confini.
Di questo, il nocchiere Millelire sapeva poco, ma, quando vide le navi francesi all’orizzonte arrivare dalla Corsica francese, non ci mise molto a capire che tirava una brutta aria. Sull’isola di La Maddalena c’erano appena due batterie e cinquecento uomini, volontari, male addestrati e non avvezzi alla vita militare. I mezzi erano pochi quanto le speranze, ma Domenico Millelire non era un tipo da arrendersi facilmente. Mentre i francesi occupavano l’isola di Spargi, fece evacuare i civili e imbastì la battaglia.
Correva il 1793, 22 Febbraio. La fregata Fauvette si avvicina minacciosa all’isola e, ricevuto il fuoco dei cannoni spianati degli isolani, attracca in un luogo defilato, la rada di Mezzo Schifo. Il giovane Bonaparte, appena sfornato dall’accademia militare, sbarca intanto coi suoi, con una pregevole manovra d’anticipo, sull’isola di Santo Stefano, piazza i cannoni e nella notte apre il fuoco sulla Maddalena e sul porto.Ora o mai più!!! Millelire salta su una lancia su cui aveva caricato un cannone e, sotto le esplosioni dell’artiglieria, lo trasporta a Punta Tegge, da dove punta sulla Fauvette, che corre ai ripari, fuggendo da Napoleone, a Santo Stefano.
Sistemata la Fauvette, bisognava pensare ai cannoni di Bonaparte che, nel frattempo, continuano a sparare come metronomi sulle abitazioni dell’isola madre. Il nocchiere e Napoleone sono ora uno contro l’altro. Bisogna tentare il tutto per tutto. Millelire carica una batteria sulla lancia e si sposta in Sardegna: vuole bombardare i francesi dalla costa. Non è facile: la distanza è molta e c’è il rischio di sprecare munizioni, ma bisogna tentare.
Si spara, si sanguina, si impugnano coraggio e paura e l’impresa, in modo quasi miracoloso, riesce. Le navi fuggono, ma a Millelire non basta: quelle navi, a La Maddalena, non ci devono tornare più. Si sposta ancora più a sud e bombarda con l’aiuto delle gente del posto le navi in fuga. L’equipaggio francese vede da lontano i pastori inferociti sulla costa, sente lo scoppio dei cannoni e le grida dei soldati: “torniamo, implorano Napoleone, al più presto in Corsica”. Napoleone, furioso, ignora sia le ribellioni dei marinai sia l’ordine di ritirata del generale e continua a sparare su La Maddalena anche durante la fuga.
Millelire li insegue inferocito, in piedi sulla prua del suo lancione, rispondendo al fuoco. Sarebbe bello pensare che, da una nave all’altra, il promettente Napoleone Bonaparte alla prima battaglia e lo scapigliato analfabeta che lo inseguiva si siano guardati negli occhi, mentre con le loro gesta, rendevano famoso quel tratto di mare.
I francesi se ne andarono e sull’isola tornò la calma e, visto che non sempre il merito viene ignorato, Millelire ottenne, appena trentaduenne, la medaglia d’oro. Dopo aver fatto carriera in marina ed essere divenuto persino comandante dell’isola, morì, dopo una lunga malattia, il 18 Agosto 1827. Il giorno dopo furono celebrati il funerale e la sepoltura nel cimitero vecchio dell’isola. Bonaparte era morto sei anni prima, molto lontano da lui.
Di Domenico Millelire, oggi, rimangono il coraggio, la medaglia, un busto, le intitolazioni di qualche via e il nome di un sommergibile varato nel 1928. La sua terra è calpestata da grassi imprenditori in infradito e turisti a caccia di vip, attirati dal mito della Costa Smeralda, case consunte dal sole e un porticciolo pieno di piccole imbarcazioni. Poi, sullo sfondo, sprazzi di verde, della Sardegna brulla, fiera e selvaggia come l’animo di Millelire. Perché, in fondo, se ho scritto questo articolo in lingua italiana, forse lo devo a lui! Ma ora, scusatemi, devo scappare. Mi attendono in via Millelire 14!!!!