S.O.S. Emergenza sanitaria ad Iglesias_di Claudia Sanna
Iglesias ostaggio ancora una volta di emergenza sanitaria, questa volta per la chiusura del pronto soccorso dell’ospedale CTO.
La causa è da ricercarsi nella carenza di personale e più precisamente nell’assenza per malattia dei medici che in quel pronto soccorso prestano il loro servizio.
E se da un lato la città di Iglesias e i comuni limitrofi, da un giorno all’altro, si sono trovati con un servizio chiuso, nella vicina città di Carbonia, l’ospedale Sirai, è al collasso, per la necessità di aver dovuto soccombere, all’improvviso, all’assenza dei “vicini”.
Difficoltà organizzative e di gestione si sommano a situazioni che poco hanno a che vedere con il rispetto dei diritti del paziente: ambulanze in fila, pazienti in corsia nelle barelle e persino aumento cospicuo di casi Covid al punto tale che si è palesata la necessità di allestire un reparto dove, secondo notizie dell’ultima ora, trasferire personale infermieristico da Iglesias.
C’è il rischio concreto di non soddisfare l’esigenza sanitaria in un momento delicatissimo per la sanità pubblica sia per il rialzo della curva dei contagi sia perché il Sulcis è indicata una delle mete turistiche sarde più gettonate, e questo, ovviamente, comporterà un maggiore pressione anche sugli ospedali.
Si rischia grosso e non si può accettare che lo si faccia con la vita delle persone.
Su questi presupposti si è aperto ieri sera il consiglio comunale di Iglesias dove si è dedicato ampio spazio a un dibattito che ha coinvolto forze di maggioranza e di minoranza, ma anche gli esponenti delle categorie sindacali e i rappresentanti di diverse associazioni cittadine.
A poco o nulla vale allo stato attuale insistere su responsabilità attuali e pregresse, su nomine che rispecchiano più l’interesse per le carriere piuttosto che le esigenze dei pazienti e del territorio, ciò su cui adesso è importante soffermarsi è la soluzione dell’emergenza nel più breve tempo possibile.
Il sindaco Mauro Usai, dal giorno stesso della chiusura, avvenuta sabato 25, non si è sottratto ai suoi doveri di primo cittadino partecipando ai tavoli tecnici per proporre, insieme alle categorie sindacali, possibili soluzioni, ma neanche l’incontro con l’assessore regionale alla sanità Mario Nieddu ha sortito gli effetti sperati.
“Abbiamo sostenuto la necessità di precettare i medici per tamponare l’emergenza che si era creata dal momento che non c’erano spiragli per avere personale che accettasse prestazioni aggiuntive.
Altra opzione portata al tavolo della discussione è stata quella di accorpare alcuni reparti in modo da poter spostare, al bisogno, i chirurghi al pronto soccorso, ma su tutte siamo rimasti inascoltati” sostiene il sindaco Usai.
“Mi rifiuto di credere che dopo tanti dibattiti sul tema concorsi si consideri una graduatoria del 2021 dove si da la possibilità di scegliere la destinazione di lavoro. Chi mai sceglierebbe un ospedale praticamente smembrato dove la possibilità di carriera è praticamente nulla e dove i turni di lavoro sono piuttosto gravosi.
Occorre trovare soluzioni strutturali e non solo contingenti perché oggi il problema è l’assenza per malattia, domani sarà l’assenza per le ferie.
Noi dobbiamo fare in modo di ristabilire la rete ospedaliera, ma per farlo abbiamo bisogno del sostegno di tutta la cittadinanza e di un territorio che si è visto sottrarre un diritto.
La politica, senza colori o bandiere deve essere coesa per raggiungere un solo obbiettivo: garantire un servizio adeguato nel rispetto della vita, a un utenza di circa 50 mila persone.
Rinnovo la necessità di pianificare una grande mobilitazione al fine di sensibilizzare le forze politiche regionali per il diritto sacrosanto alla sanità al fine di impedire che i malati siano esposti a situazioni barbare e confido che già lunedì questo intento si possa concretizzare.”