Come perdersi negli occhi di Pamela Prati_di Gianni “Gavino” Casali
Qualche sera fa ho incontrato una Donna e per quanto fossi preparato a bagnarmi di bellezza mi sono sentito bello come un bambino scappato alla sua vecchiaia. Perché in effetti per incontrare una Donna occorre prima una buona preparazione di base…devi conoscere la geografia, la matematica…la storia, l’astronomia e la botanica…e una sola infarinatura di tutto questo sapere potrebbe non bastare.
Mi aveva avvisato per tempo il mio amico Valter con la V…Lei è una Donna speciale: una meraviglia della natura da ammirareguardareammirareguardareancorammirare! Per quanto io riponga tanta fiducia nel mio amico Valter con la V non potevo immaginare che mi sarebbero venuti incontro tanti mondi non appena apertosi il portone di casa sua. Per fortuna il professore di geografia del Liceo mi ha fatto amare le sue lezioni.
È così che nel breve tragitto dal portone alla portiera aperta dell’auto ho potuto attraversare la grandezza di Roma, l’eleganza di Parigi, il mistero di Alessandria d’Egitto e il senso di libertà di New York. La confusione è stata tale, forse dovuta anche al Jet Lag del vorticoso giro del mondo in 40 passi che mi ha fatto fare, che quando le ho dato la mano per presentarmi lei mi ha abbracciato come se ci conoscessimo da una vita.
E effettivamente qualcosa ci accomunava davvero. Siamo infatti nati entrambi nella stessa terra, abbiamo le stesse radici di ginepro secolare cresciuto tra gli impervi graniti dalle forme impossibili e forgiato dal vento, dalla salsedine aggressiva e dal mare. Un attimo dopo aver ricevuto quell’abbraccio ho capito che non eravamo più estranei ma sardi; e i sardi si riconoscono anche a distanza, proprio come facevano gli antichi Highlanders che si respiravano da lontano.
Non ci ho messo poi tanto a perdermi in quegli occhi così neri dal profumo di caffè e in quel sorriso che sa un po’ di ristoro e un po’ di casa. Lei ha scelto di accomodarsi dietro; nonostante avessi appena avuto il piacere di conoscere e “abbracciare” una Diva dello spettacolo e della televisione italiana, una delle più grandi di sempre, la sua semplicità e la sua naturalezza erano già al ristorante che ci aspettava per la cena: avanti dunque anni luce.
Ho guardato il mio amico Valter con la V che nel frattempo si districava con disinvoltura tra le strade di una “quanto seibbella Roma quann’e’ sera” e l’amicizia ci ha fatto comprendere al volo! Lo ringraziavo in anticipo per il dono con il quale mi vestivo da semidio e lui mi ha sorriso con il suo proverbiale silenzio parlante. È stato il viaggio più scomodo della mia vita! Voltato e contorto verso di lei come un vetro di Murano mal soffiato per non perdermi neanche un istante di quella grazia divina e delle sue parole. E, come un vetro di Murano, mi coloravo con le sue tinte incredibili dalle infinite sfumature.
A volte immaginiamo le Dive come icone artificiali costruite nella sala riunioni delle più grandi società di marketing; con Lei ho capito che ci sono dive e divinità che scalano l’Olimpo per prendersi la loro corona. Perché tanti anni di consolidata e acclamata carriera non possono essere certo il frutto di qualche sporadica riunione di condominio tra cervelli del marketing televisivo.
Ed è qui che mi è venuta in aiuto la matematica con i suoi teoremi e le sue equazioni. Bellezza sta a calendario come talento sta a decenni di successo. Mi sono sentito come un nuovo Pitagora o come il grande Nash che rischiava la pazzia perso nel collegamento tra numeri e bellezza universale. Mi hanno salvato una musica ed una voce…in realtà una canzone…la sua nuova canzone.
La profondità delle parole e dell’intenzione canora ricordavano l’inverno; l’inverno del cuore! Lei dedicava la sua arte alla sua famiglia in un momento molto triste della loro vita. Le sue parole di speranza di accettazione del dolore erano il germoglio di una nuova primavera per l’anima, nella quale la vita trionfa sempre sulla morte.E’ stato un momento molto intenso.
Mi sono sentito un privilegiato. Ringraziavo i chilometri che ci separavano dal ristorante e il nostro amico Valter con la V che non usa mai il navigatore per le strade di Roma, sbagliando e allungando sempre il tragitto. Speriamo non legga mai queste righe…si offende a morte quando gli dico che hanno inventato i TOM TOM per sopperire alle convinzioni dei Valter Valter nel conoscere tutte le strade di Roma…
Negli ultimi chilometri di prospettiva obliqua del mio collo verso la bellezza abbiamo parlato di identità…la nostra; quella fatta di nuraghi, di storie millenarie di eroi mai sconfitti, di sacerdotesse che sono la centralità del villaggio, del sacro femmineo che lega l’uomo, l’eroe alla sua terra e alla sua famiglia. Un velo di tristezza ha donato un’intensità nuova ai suoi occhi dal profumo di caffè!
E in quel sorso buonissimo di miscela nera bollente e’ come se mi dicesse:” Guarda…Ho dei suoni di terra bagnata…Facci pioggia da te, una di queste vite…Perché c’è un momento nel quale dovrai saper andare via.E dovrai accettarlo per intero, il dolore. Senza sconti da un po’ sì, e un po’ no.Prima che t’insegnino a viver per sempre a metà”. Lei andò via di casa a 15 anni e quando sei ancora una bambina l’amore per la tua terra a volte è distanza quasi incolmabile.
Sai che ti separa un braccio di mare e sai che la tua casa starà la per sempre: al centro del Mediterraneo, al centro del tuo cuore e Colonna D’Ercole del tuo orgoglio e del tuo carattere! A proposito di carattere ne ha da vendere anche il buon Claudio, ristoratore di grande gusto e sensibilità.
Una Diva merita sempre un palco speciale e lui ha visto bene di non accettare altre prenotazioni per la serata per lasciarla (e lasciarci) serena a godere del buon cibo, del buon vino, di quattro chiacchiere tra vecchi e nuovi amici e del cielo stellato.
A proposito di stelle…avrei dovuto approfondire i miei studi di astrologia per collocare la nostra Diva nel firmamento che merita, provandola a disegnare nella sua imperfetta perfezione in queste poche righe! Non ricordo cosa abbiamo mangiato o forse non ricordo addirittura di aver mangiato perché avere gli occhi di Pamela Prati di fronte ai tuoi è un po’ come trasformarsi in una statua di sale per aver osato tanto.
Così, di una bellissima serata e del magnifico regalo del nostro amico Valter con la V mi porto “solo” tre cose: il gusto di un gelato inventato per lei, il tintinnio della sua bellezza e il profumo di un suo abbraccio…e ci vuole un buon botanico per riconoscere in un momento, in quel caldissimo gesto, il profumo dolciastro di glicine soffiato dal vento…naturalmente…di maestrale! Grazie Pamela!!!