I grandi di Sardegna: Domenico Alberto Azuni, una vita per la libertà dei mari_di Antonello Angioni
Per garantirgli un posto nei libri di storia patria basterebbe ricordare che è stato il precursore del moderno diritto internazionale marittimo. Eppure Domenico Alberto Azuni, ancora oggi, è personaggio ai più quasi sconosciuto. Vale pertanto la pena di tracciarne una breve biografia per non perdere la memoria di un grande sardo verso il quale tutta la nazione italiana, e non solo, ancora oggi è debitrice di riconoscenza.
Azuni era nato a Sassari il 3 agosto del 1749 da Giovanni Antonio e Speranza Tedde. Dopo aver frequentato le scuole degli scolopi, nel 1772, si laureò presso l’Ateneo turritano in filosofia e leggi. Tentò senza successo il concorso per la cattedra di Digesto. Quindi effettuò due anni di pratica forense e, dal 1774 al 1780, si trasferì a Torino ove fu ospitato nel Collegio delle province, istituito da Vittorio Amedeo II per gli studenti meno abbienti.
La permanenza a Torino segnò un curioso mutamento del cognome che, da Asuny o Asuni (risultante dalle certificazioni accademiche), divenne Azuni: all’origine della modifica probabilmente vi fu un errore di trascrizione da parte di qualche scrivano piemontese. Fatto sta che l’interessato nulla fece per correggere lo sbaglio. A Torino Azuni esercitò dapprima l’attività di avvocato e poi – dopo aver lavorato come applicato nell’ufficio generale delle regie finanze – nel 1777 venne nominato vice Intendente generale della Contea di Nizza. In quegli anni iniziò ad approfondire gli studi di diritto marittimo.
Nel 1782 ricopri l’incarico di giudice del “Consolato del commercio del mare” di Nizza ed ebbe subito modo di dimostrare la propria competenza iniziando, nel 1786, la pubblicazione del Dizionario universale ragionato della giurisprudenza mercantile (opera in quattro volumi di cui curò gli aggiornamenti sino al 1822, allorché diede alle stampe la seconda edizione). Il Dizionario era il risultato di una ricerca approfondita e sistematica di leggi e consuetudini di diritto marittimo vigenti nelle principali città europee e si imponeva per le concezioni innovative. Inoltre l’Azuni teneva conto della più autorevole giurisprudenza in tema di cambio, traffici ed attività marinare. I riconoscimenti non si fecero attendere.
Nel 1789 Vittorio Amedeo III gli conferì il titolo e i privilegi di senatore. Successivamente Azuni effettuò una serie di viaggi di studio in diverse città italiane entrando in contratto con eminenti studiosi delle discipline da lui trattate. Dopo il ritorno in Piemonte, nel 1791, il re lo incaricò della compilazione del Codice per la Marina mercantile degli Stati Sardi. L’anno successivo, quando si preparava a dare alle stampe il “codice”, mutato il governo a seguito della rivoluzione francese, fu costretto ad abbandonare Nizza per rifugiarsi a Torino. Nel giro di breve tempo la fortuna gli volse le spalle e cominciarono le avversità: tra l’altro alla moglie Marianna Maddalena Laure, figlia di un noto controrivoluzionario francese, erano stati confiscati tutti i beni.
Nel 1794 Azuni soggiornò a Firenze. Peraltro, poiché desiderava tornare nella sua terra, richiese al governo piemontese un impiego nell’isola. A Torino tuttavia fecero presente che la questione doveva essere trattata dagli Stamenti i quali rifiutarono l’attribuzione di qualsiasi incarico col pretesto del mancato esercizio, da parte del richiedente, di attività nell’isola. A Firenze Azuni scrisse il libro sul Sistema universale dei principi del diritto marittimo dell’Europa: l’opera – pubblicata tra il 1795 e il 1796 nella stessa città (grazie ad un finanziamento ottenuto tramite il marchese Manfredini, ministro nel Granducato di Toscana) – venne subito ristampata a Firenze e poi a Trieste. Vi furono anche tre edizioni francesi (1797, 1801 e 1805) e – fatto assolutamente eccezionale per quei tempi – l’opera venne tradotta in inglese e pubblicata nel 1809 a Filadelfia, circostanza che rese l’Azuni celebre in tutto il mondo. Quella città tra l’altro dedicò al grande sardo un monumento in marmo.
Sempre nel 1794 Azuni illustrò, dinanzi alla Reale Accademia delle Scienze di Firenze, la sua approfondita Dissertazione sull’origine della bussola nautica. Attraverso tale lavoro cercava di attribuire ai francesi il merito dell’invenzione della bussola essendosi Flavio Gioia limitato a per- ferzionare l’ago magnetico.
Il Sistema universale dei principj del diritto marittimo dell’Europa si articola in due parti. La prima, dopo una ricostruzione storica della problematica, è incentrata sull’esigenza di adottare più precise norme per il commercio marittimo e sull’opportunità di fissare parametri certi per stabilire i limiti delle acque territoriali. La seconda parte invece entra nel merito del diritto marittimo in Europa nei periodi di guerra evidenziando anche i diritti e i doveri dei Paesi neutrali.
Infine, dopo aver ribadito l’esigenza di assicurare la più ampia libertà al commercio marittimo, per quanto concerne la risoluzione delle controversie, l’Azuni sostenne la necessità di abbandonare il ricorso alle consuetudini locali per l’adozione di norme – da applicarsi universalmente – ispirate alle teorie giusnaturalistiche. In prospettiva sostenne la necessità di ricostituire in chiave moderna l’antico “Consolato del mare”, un organismo molto attivo ed autorevole nel Mediterraneo durante il basso Medioevo. In tale occasione volle rivendicare le origini pisane dell’istituto evidenziando come precise norme di diritto marittimo, riguardanti la composizione delle controversie, fossero presenti nella legislazione della città toscana ben prima della conquista catalano-aragonese. Dopo di che il Comune di Pisa gli conferì la cittadinanza onoraria.
Nel 1797 Azuni è a Trieste ove esercita per un breve periodo l’avvocatura e pubblica il quinto volume dell’opera Il Mentore perfetto dei negozianti, ovvero guida sicura dei medesimi ed instruzione per rendere più agevoli o meno incerte le loro speculazioni. I suoi lavori, citati nella “Tribuna Nazionale di Francia”, vennero presi come riferimento da parte dei legislatori francesi.
Successivamente l’Azuni si recò a Parigi ove visse alcuni anni raccogliendo documenti per la compilazione dell’Essai sur l’histoire géographi- que, politique et naturelle du royaume de Sardaigne, pubblicato nel 1798. Il saggio venne seguito, dopo quattro anni, da un’edizione corretta e assai più ampia: l’Histoire géographique, politique et naturelle de la Sardaigne. L’opera – che metteva in evidenza, in un’ottica straordinariamente moderna, la centralità strategica dell’isola nel Mediterraneo e ne analizzava le problematiche economiche e sociali – ebbe il merito di aprire la Sardegna alla cultura europea. Invero sino allora la Sardegna era conosciuta in Europa poco e male attraverso il lavoro dell’abate Jean de Vayrac, Description géographique ed historique de lìle de Sardaigne, risalente al 1718, ed un’altra opera di autore anonimo (La Sardaigne paranynhe de la paix) pubblicata nel 1725. Occorre considerare che le opere del Gemelli e del Getti non avevano avuto ancora diffusione nei Paesi d’Oltralpe.
Frattanto nel 1801 Azuni era stato designato, dal governo di Napoleone Buonaparte, membro della speciale Commissione di giuristi incaricata della redazione del Codice marittimo e commerciale della nuova Francia che vedrà la luce del 1807. Sempre nel 1801 gli venne conferita la cittadinanza francese. A Parigi si incontra con gli esuli sardi fra cui Giovanni Maria Angioy – che era stato suo collega di studi presso l’Università di Sassari – Matteo Luigi Simon, Giuseppe Nieddu e Michele Obino.
Scrisse anche sul commercio dei popoli neutrali in tempo di guerra e sul dovere dei governi di combattere la pirateria. Le concezioni e i principi elaborati da Domenico Alberto Azuni per quanto concerne la lotta contro la pirateria barbaresca (all’epoca ancora molto attiva), la regolamentazione della c.d. guerra di corsa e la libertà di navigazione dei non belligeranti sono trasfusi in nome di diritto internazionale tuttora vigenti.
Nel 1805 Azuni fu chiamato a Genova, prima come giudice e poi come presidente della Corte d’Appello. Nello stesso anno pubblicò a Parigi il Droit maritime de l’Europe – opera di rilevanza mondiale – e, nel 1810, l’Origine et progrès de la legislation maritime, un compendio di storia della legislazione marinara. Sempre nel 1810 Napoleone Buonaparte gli concesse la decorazione dell’Ordine della Riunione e lo nominò cavaliere dell’impero. Il mutare del corso politico, peraltro, fece di nuovo cadere l’Azuni in disgrazia.
A seguito della sconfitta di Napoleone, nel 1814, venne esonerato da ogni incarico e dovette vivere nella sua casa di Genova in una condizione di umiliante indigenza, costretto a vendere persino i libri della propria biblioteca per andare avanti. Nonostante ciò nel 1816, a Genova, pubblicò un volume sulla pirateria dedicato alle potenze marittime affinchè intervenissero per estirparla onde ristabilire la libertà del commercio nei mari.
All’epoca era assai viva l’esigenza di liberare numerosi cristiani – molti dei quali sardi – fatti schiavi dai barbareschi. Su tale problematica, nel 1817, compilò un’altra opera (il Système universel des armemens en course ed des corsaires en tems de guerre) dedicata al marchese Giacomo Pes di Villamarina, viceré di Sardegna: ciò anche all’evidente scopo di accelerare il suo ritorno nell’isola. La lunga attesa venne finalmente premiata: il 1 agosto 1818 il re Vittorio Emanuele I lo nominò giudice del Regio Consolato di Cagliari evidenziando la sua rettitudine e l’imparzialità nel giudicare.
Era sicuramente uno dei maggiori intellettuali del tempo. Tra il 1777 e il 1819 Azuni divenne socio di ben ventun accademie – italiane ed europee – di carattere scientifico, letterario ed artistico tra le quali l’Accademia dei georgofili di Firenze, l’Accademia della legislazione di Parigi, la Regia Accademia delle scienze di Torino, il Liceo delle scienze ed arti di Marsiglia, la Regia Accademia delle scienze di Napoli.
Quando tornò a Cagliari, nel 1819, Azuni entrò a far parte della Reale Società Agraria ed Economica di Cagliari (istituzione che ha preceduto l’attuale Camera di commercio) di cui divenne vice presidente. Dal 1820 alla pensione (5 maggio 1825) fu presidente della Biblioteca universitaria di Cagliari: ruolo che svolse con grande impegno e competenza. Nel 1820 scrisse il libro Della pubblica amministrazione sanitaria in tempo di peste e progettò la pubblicazione di un giornale scientifico della Sardegna.
Morì il 24 gennaio 1827 a Cagliari ove fu sepolto nella basilica di Bonaria ai piedi della Vergine, protettrice dei naviganti, come egli desiderava. L’epitaffio in lingua latina, dettato da Lodovico Baylle, recita: “Qui giace Domenico Alberto Azuni, figlio di Giovanni Antonio, nato a Sassari il 3 agosto 1749. Fu eccellente in ogni genere di cultura. Trattò la poesia, la letteratura amena e specialmente la storia patria. Scrisse egregiamente del diritto marittimo e commerciale, dei corsari, della cura della sanità pubblica, tanto che la fama del suo nome si diffuse oltre i confini dell’Europa fino alle più colte genti dell’America. Morì a Cagliari il 24 gennaio 1827. Moltissimi documenti della sua erudizione, ancora inediti, lasciò per testamento alla biblioteca della R. Università di Sassari. Maria Carpi, erede, al compianto esimio benefattore”. Maria Carpi era la giovane donna che fino all’ultimo l’aveva assistito con grande affetto e comprensione (“meglio figlia che fantesca” come scrisse, con estrema chiarezza, Pietro Martini a sedare sul nascere eventuali fraintendimenti).
Questa lapide funeraria ha una lunga storia. Nel 1849, in occasione del rifacimento della pavimentazione in marmo della basilica, venne rimossa e provvisoriamente accantonata in una stanza per essere collocata nella parete prossima al sepolcro. Ma a seguito della legge del 1855, che disponeva l’incameramento dei beni ecclesiastici, andò a finire nelle mani di qualche privato. Peraltro, poiché l’iscrizione era stata stampata, potè essere rifatta nel 1857 – a spese dei padri mercedari del convento di Bonaria – e collocata nella Cappella della Pietà sulla pare
te prossima al sepolcro dell’Azuni. Nel 1870, in occasione della sopraeleva- zione del presbiterio, il sepolcro venne rimosso e i resti mortali dell’Azuni furono sistemati in una cassetta.
Solo il 21 gennaio del 1922, nel corso di una cerimonia solenne, le ossa vennero trasferite dalla sacrestia del santuario di Bonaria nel dignitoso sepolcro realizzato sulla sinistra dell’altare maggiore. Nella circostanza Ottone Bacaredda, sindaco di Cagliari, dettava l’epigrafe che recita “D. A. Azuni – sulle venerate spoglie – nell’ambito saccello composte – la Patria vigila – sul nome del giurista insigne – invitto apostolo – della libertà dei mari – vigila la fama”. Cinque anni dopo, nel centenario della morte, l’Azuni fu ricordato dall’Associazione della Stampa Sarda con l’apposizione di una lapide nei locali di rappresentanza del Rettorato dell’università di Cagliari. Infine nel 1960 la lapide funeraria dettata dal Baylle venne incassata nell’atrio, che si sviluppa tra la scala d’accesso alla sacrestia e la balaustra dell’altare maggiore, ove tuttora si trova.