Su forru de Antonio Sessini_di Tarcisio Agus
In questi giorni è in edicola il libro “Su forru de Antoni Sessini” del colonnello Nino Braina. Una narrazione storica, sociale e umana vissuta in una antica fornace alla periferia di Guspini.
L’insieme del complesso, in parte recuperato ed in buona parte decadente, fanno trasparire una storia millenaria di fatica e d’ingegno umano, che attraverso una semplice, ma incisiva narrazione, Nino rianima in ogni suo angolo, portandoci indietro nel tempo. A cominciare dal fabbricato residenziale, cuore pulsante ed ingresso del vasto spazio produttivo, per proseguire nei porticati adagiati sui lunghi muri di confine, che ospitavano, da una parte, lo stoccaggio dei laterizi prima e dopo la loro cottura, e dirimpetto il ricovero degli animali da traino e domestici.
Al centro della tenuta era l’elemento principale dell’agglomerato produttivo, la fornace: un imponente prisma edilizio realizzato con possenti blocchi granitici e laterizi refrattari di cui oggi si conserva una parte significativa, che ci permette di capire la funzione e la maestosità del manufatto. La narrazione dei luoghi e dei personaggi, lui compreso, animarono gli antichi spiazzi rendendoci un chiaro quadro della vita e della attività degli uomini e donne che vi operavano. Il racconto può essere traslato nel tempo in cui questi primi insediamenti prendevano corpo nel nostro territorio e la fornace “Sessini”, la più nota e meglio conservata, assieme all’altro insediamento similare più a nord, in regione “Murte Canna” meglio noto “Su forru de Gilardi”, sono le ultime testimonianze di una più vasta attività, che possiamo senza ombra di dubbio collocare in fase romana.
La stessa fornace “Sessini” ha le caratteristiche insediative che si ritrovano in numerosissime fornaci di fase romana sparse per l’Italia. I centri di produzione di laterizi nell’antica Roma si caratterizzavano per la loro ubicazione presso i depositi argillosi, ed erano parte integrante di latifondi dove vi si affiancavano le diverse produzioni agricole. Presso l’abitato di Guspini erano sicuramente due ville rustiche legate ad altrettanti latifondi, classiche residenze del proprietario, sovente funzionari romani inviati nelle province per sviluppare le produzioni agricole ed acquisire le risorse territoriali da inviare a Roma, che nel nostro caso erano rappresentate dai minerali, dal calcare e dalle argille. Quelle a noi note sono la villa di Urralidi e di Terra Frucca, non è dato sapere se a Guspini fosse presente una ulteriore villa, ma alcune tracce oggi ne danno importanti indizi, in particolare in regione “Cuccureba”, fine via Montevecchio, dove è stato recuperato, su antica muratura, un bronzetto di “Vesta”, divinità a protezione del focolare domestico. Peraltro la regione di Cuccureba è un’altro importante e antico sito di escavazione delle argille per laterizi, tutt’ora sfruttata.
Certo è che l’argilla a Guspini era particolarmente diffusa, l’intero abitato poggia su strati di antica formazione riconducibili al Cambriano Medio (485,4 e 470 milioni di anni fa), che si espandono a nord sino a “Murte canna”, preceduto dal deposito presso “Su forru de Antoni Sessini”, certamente noto ed utilizzato in fase romana. Significativa è la testimonianza storica presso l’antico stabilimento della fonte “Sa Mitza de S’Abiu”, in opera cementizia voltata a botte con gli spigoli della cisterna in opus testaceum, mattoni d’argilla cotti al sole di cm.19, che ci rimandano al II sec. d.C. La fonte è dotata di vasca di m.11,30 x1,95.
Certo i resti dello stabilimento e della fornace “Sessini” non sì è in grado di datargli a fasi storiche così antiche, anche perché se stiamo ai dati del trasferimento delle proprietà il complesso dovremmo datarlo alla fine del 1800, ma la struttura ed il funzionamento della fornace narrato nel libro si sovrappone perfettamente alla descrizione della attività e struttura di una fornace romana. Visto l’importanza del giacimento non sono da escludersi antiche presenze andate poi rimaneggiate o cancellate da azioni successive. Rimane aperta anche la proprietà del deposito argilloso presso la fornace Sessini in fase antica, potrebbe verosibilmente ricadere nel latifondo della famiglia di L. Quinctius L.l. Antiochus di origine patrizia, appartenente alle più antiche gen romane. La sua residenza era la villa di Urralidi, a nord ovest della fornace Sessini, dotata di stucchi e mosaici, parte di una lapide funeraria ed un capitello della villa sono oggi esposti nell’atrio del palazzo comunale. Databile al I sec. d.C., la villa ed il latifondo si è mantenuto nel tempo sino agli albori del 1500, sostenuto dagli abitanti del borgo eretto sul versante occidentale del rio Urradili, di cui ancora oggi si conserva nel duomo di San Nicolò la statua lignea di “Santa Maria de Urralidi”, proveniente dalla chiesetta dall’antico borgo, andata distrutta come l’abitato.
Su forru de Antoni Sesini è un importante scorcio di storia guspinese che merita d’essere recuperato, in particolare oggi che Nino, con la sua opera, lo ha fatto rivivere, non solo attraverso la descrizione strutturale ma con l’ultimo scorcio di vita da lui stesso vissuto, ci rende un luminoso affresco di un passato non molto lontano, dove, se recuperato, ancora oggi il visitatore potrebbe “nell’angolo di prato” immergersi in un pezzo importante di storia guspinese lasciandosi trasportare dalle pagine del prezioso racconto.