Dicembre 21, 2024

L’arte al servizio della comunità_di Tarcisio Agus

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Il museo Antonio Corda di Arbus è una fucina di iniziative culturali ed in questo periodo ospita sino al 6 gennaio una mostra dal titolo “Oro Nero”, che a noi sardi farebbe pensare immediatamente ad una mostra sull’ossidiana, così chiamata perché nota e commercializzata dai neolitici sardi in tutto il bacino mediterraneo. Purtroppo gli amanti della geologia che avranno comunque la curiosità di visitare la mostra potrebbero restarne delusi, perché l’oro nero proposto non è un elemento litologico, anche se proviene da un’area di forte  evoluzione tettonica meglio nota  come “Fossa di Funtanazza”, che ci rimanda all’Oligocene,  periodo compreso tra il 33,9 e 20,43

Ma. L’oro nero di cui si parla nel soffuso spazio del museo fa riferimento alla lana della pecora nera di Arbus, un ovino autoctono che pascola in regione Funtanazza. La mostra proposta dall’artista sansperatese Pietrina Atzori, Fiber Artist contemporanea, è inserita all’interno della manifestazione “Sentieri della biodiversità”, promossa dal comune di Arbus.  Le sue opere sono realizzate con il filo, fibre e tessuti con i quali da corpo alle sue visioni restituendo sentimenti, paure, speranze e spiritualità di questa nostra complicata contemporaneità.

Al suo attivo sono innumerevoli le mostre, le installazioni, le collaborazioni ed i premi ricevuti. Ogni suo intreccio interagisce con altri, in linea con il lavoro che svolge da oltre 35 anni, nel quale il filo nero, ottenuto dalla lana da lei cardata, filata e intrecciata, è il mezzo e lo strumento che ormai da un decennio utilizza per sostenere la comunità agropastorale e gli operatori che hanno scelto di restare legati al mondo ancestrale di “Funtanazza”. Con la sua arte non intende promuovere la commercializzazione di un prodotto che si perde nella notte dei tempi e che per tutta una serie di circostanze, in questo nostro mondo, ricco di avanzate tecnologie, lo considera uno scarto, un rifiuto.

Il suo impegno e la sua visione l’hanno condotta nel settembre 2019 a percorrere 3500 Km con il “Progetto di arte sociale”, portando con se un gomitolo della fibra ovina, che le nostre nonne invece usavano sapientemente nei propri telai per impreziosire, con il misterioso colore, tappeti, arazzi e copriletti, per legare idealmente l’Italia a Funtanazza.

Partendo dall’isola, ha raggiunto la Sicilia per risalire poi dalla Calabria tutto lo stivale sino al nord ovest della Val D’Aosta e rientrare, attraverso la Liguria, in Sardegna passando per i centri di Orgosolo e Mammoiada sino al rientro ad Arbus. In questa sua trama di comunità e territorio ha intrecciato il sapere arburese con i luoghi che ancora praticano l’allevamento ovino, dando vita alle  opere presenti in mostra, ma l’azione principale che sfugge allo sguardo è l’imponente tessitura che ha coinvolto 42 sindaci ed i rispettivi territori in un arazzo umano e sociale di vaste dimensioni.

Pietrina Atzori artista poliedrica e sensibile, sostenitrice del valore antropologico dell’arte, ha posto al servizio della comunità arburese e dell’isola il suo sapere e le sue performance, così come molti artisti ormai da tempo stanno facendo, in particolare attraverso i murales o la striparte in numerosi comuni. Nella sua mostra però c’è qualcosa di più, perché le opere sono intrecciate e composte attraverso fili e lane delle culture attraversate, dove è possibile osservare e comprendere che quel nostro ordito di storia ed attività umane che ancora si mantengono nella regione di Funtanazza, a noi nota ma sconosciuta ai più, ha una nuova trama che può aiutala ad uscire dall’isolamento per guardare con più fiducia al futuro, salvaguardando una delle più antiche esperienze umane che il mondo moderno tende sempre più a marginalizzare.

Potremmo quindi definire Pietrina una nuova Arianna, che offre il filo alla Comunità arburese per  uscire dal labirinto economico e sociale che sta attraversando dopo il crollo minerario. 

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