Fulco Pratesi e la Sardegna, “culla della biodiversità!”_di Luca Pinna

Fu l’incontro con una mamma orsa e i suoi tre cuccioli a far nascere in lui quell’amore sconfinato per la Natura. Un incontro inaspettato che avvenne nel 1963 in Anatolia, durante una battuta di caccia. Già, perché Fulco Pratesi, scomparso lo scorso 1° marzo all’età di 90 anni, prima ancora di diventare il pioniere dell’ambientalismo italiano, era un grande cacciatore che girava il mondo spinto da questa sua passione. Eppure, quell’incontro, gli cambiò la vita nel giro di poco tempo. Appese il fucile al chiodo proprio nel momento in cui veniva diffusa la notizia che in Svizzera nasceva il WWF (World Wildlife fund). E così, l’idea di aprire una sezione dell’associazione ambientalista anche qui in Italia prese il sopravvento. E ci riuscì, nel 1966, insieme ad un gruppetto di amici, architetti come lui.
Ben presto abbandonò la sua professione per dedicarsi interamente alla sua nuova creatura, diventando anche scrittore e giornalista, pensando, organizzando e realizzando innumerevoli progetti di salvaguardia dell’ambiente nel nostro Paese, dove all’epoca esistevano solo 4 parchi naturali e pochissime erano le leggi a tutela della Natura.
Il suo rapporto con la Sardegna è stato speciale sin da subito. La visitò in lungo e in largo, rendendosi conto del suo inestimabile valore dal punto di vista naturalistico e paesaggistico: dagli stagni alle lagune, dalle coste alle lunghe spiagge con straordinari sistemi dunali, sino all’entroterra che custodiva gioielli naturalistici come il Gennargentu e il Supramonte.
Tant’è che nel 1973 scrisse, insieme a Franco Tassi, per Mondadori, quella che per tanto tempo ha rappresentato la prima e più esaustiva Guida alla Natura della Sardegna. Uno strumento che ha favorito la conoscenza dell’isola, dei suoi ambienti, della flora e della fauna, persino agli stessi sardi. Ma tante altre sono state le pubblicazioni dedicate alla Sardegna, sempre corredate dai suoi straordinari acquerelli, che eseguiva con estrema bravura sul suo inseparabile taccuino, e attraverso i quali rappresentava e faceva conosce al pubblico la Natura del nostro Paese.

Fulco Pratesi aveva capito che la Sardegna doveva continuare a rappresentare quella che lui definiva la “culla della biodiversità” al centro del Mediterraneo, e per questo, insieme a tanti attivisti sardi del WWF, sostenne con forza tante campagne per scongiurare la perdita di preziosi elementi della Natura e del paesaggio. Per citarne solo alcune, quella per vietare il transito delle petroliere nelle Bocche di Bonifacio, all’interno del Santuario dei Cetacei. Infatti, nel 2000, partecipò al simbolico blocco del traffico marittimo nel braccio di mare che separa la Sardegna dalla Corsica, a fianco agli instancabili attivisti locali Paola Buioni e Andrea Quiliquini.
Ma tra le battaglie più importanti promosse in Sardegna, quella, mai vinta, per l’istituzione del Parco Nazionale del Gennargentu che Fulco Pratesi riteneva indispensabile per porre sotto tutela una porzione significativa di Natura sarda. Il non essere riusciti a convincere le comunità locali della bontà e dell’importanza del progetto, anche sul piano economico e sociale, sicuramente ha rappresentato uno dei maggiori cruci nella vita di Fulco Pratesi.
Ma quella battaglia è comunque servita a far crescere quella sensibilità ambientalista che ha consentito di raggiungere altri importanti traguardi. Nel 1985, infatti, cogliendo l’intuito del medico nuorese Antonello Monni, allora delegato regionale del WWF Sardegna, concretizzò quel grande sogno che è stato l’acquisto dell’Oasi di Monte Arcosu, la più vasta riserva naturalistica del WWF in Italia, paradiso del cervo sardo, e la prima vera area naturale protetta nell’isola. Un’eredità importante che Fulco Pratesi lascia ai sardi e, soprattutto, alle nuove generazioni.