Novembre 25, 2024

Quando Ezio mi disse “ho composto questo concerto pensando a te”_di Fabio Salis

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“La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme”. Questo era il leitmotiv di Ezio Bosso, grande pianista, direttore d’orchestra e compositore scomparso il 15 maggio a Bologna all’età di 48 anni, a causa dell’aggravarsi di un tumore con cui combatteva da diversi anni. Negli ultimi tempi, nonostante il peggioramento dovuto anche ad una malattia neurodegenerativa che gli impedì di suonare il pianoforte, non ha mai mollato e ha continuato a portare avanti la sua passione, studiando e scrivendo partiture: “se non faccio musica mi sento malato”, aveva confessato durante un’intervista di qualche tempo fa.

La violinista cagliaritana, Anna Tifu, ha avuto il grande privilegio di conoscere il maestro Bosso e di averci collaborato per diversi concerti. Ci ha raccontato di essere rimasta estremamente legata a lui e ha fornito alla nostra redazione il suo ricordo dell’artista torinese, sia dal punto di vista professionale che umano: “avevo conosciuto personalmente Ezio in occasione del concerto che ha fatto in Sardegna a Tharros qualche anno fa. Sono rimasta colpita della sua sensibilità e generosità, perché ricordo che durante il concerto ha sorpreso me e il pubblico dicendo quanto fosse felice per il fatto che io fossi lì ad ascoltarlo, esprimendo parole di grande stima nei miei confronti.Successivamente, durante l’intervallo, ci siamo incontrati ed è nata l’idea di collaborare insieme. Abbiamo condiviso il palco per la prima volta in occasione della Festa della Musica a Fiesole, dove ho avuto l’occasione di suonare il suo bellissimo Esoconcerto per violino e orchestra.

Suonare con Ezio è un emozione che non si prova con tutti, è unico, ed è stato uno dei momenti più belli nel corso della mia carriera: era un musicista così magnetico e carismatico che riusciva a darti la carica e la voglia di fare musica ai massimi livelli. Era un instancabile lavoratore, con un energia unica e, nonostante avessimo provato tutto il giorno, il piacere di fare musica insieme non ti faceva sentire alcuna stanchezza.

Ricordo ancora con le lacrime agli occhi, perché, dopo aver fatto la prima prova insieme, mi ha detto una delle cose più belle che potessi sentirmi dire: “quando ho composto questo concerto ho immaginato che venisse eseguito così come lo fai tu”.

Sicuramente ci ha accomunato l’amore per la musica e per il nostro lavoro. Tutti passiamo dei momenti difficili e tendiamo a scoraggiarci. Mi ha insegnato, non solo a me ma a tutti noi, che non bisogna mai abbattersi, ma andare avanti con la forza e lo dimostra il suo incoraggiante sorriso che tutti noi abbiamo stampato davanti agli occhi, nonostante la sofferenza che lui provava ma che mai esternava e tantomeno faceva pesare agli altri.

Ho avuto modo di conoscerlo molto bene sia come musicista che come persona. Dopo i concerti e le prove c’era spesso l’occasione di stare insieme, ci accomunava anche il piacere per la buona tavola.

Quando mi trovavo nella varie città in cui era stato anche lui, non mancavo di chiamarlo per farmi consigliare il miglior ristorante.

Ezio aveva un carattere molto forte, e siccome anche io ho il mio caratterino, a volte non sono mancate delle discussioni accese, ma che terminavano dopo qualche giorno con un messaggio o con una telefonata con le solite parole che chiudono qualsiasi incomprensione: “ti voglio bene”.

Abbiamo suonato insieme per l’ultima volta a Milano, per la fondazione Società dei concerti, nel bellissimo Triplo di Beethoven insieme a Enrico Dindo e Antonio Chen Huang e alla sua Stradivari Orchestra. Il teatro era gremito ed è stato un successo indimenticabile come lo era sempre suonare con Ezio. Peccato non essere mai riusciti a realizzare il nostro desiderio di suonare a Cagliari, gli sarebbe piaciuto molto.”

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