Storie Cagliaritane/Cagliari in bianco e nero_di Alberto Cocco
La sera del 06 gennaio del 1960, Cagliari si scopre al centro dell’Italia. Non è più una lontana zattera, separata dal Tirreno e destinata ai trasferimenti per punizione.
L’imminente nascita della Costa Smeralda si prepara a renderla un’isola invidiata ed amata dal jet set internazionale ed uno dei luoghi più esclusivi tra le le rotte del turismo estivo, grazie al visionario progetto di Karim Aga Khan e dei suoi architetti.
Il paese è ancora sconvolto da qualche giorno.
La morte prematura del leggendario campione del ciclismo Fausto Coppi, piegato dalla malaria in terra africana, è sulla bocca di tutti.
Ma il sabato in bianco e nero dell’unica rete televisiva nazionale è un imperdibile appuntamento per le famiglie.
Il Teatro Massimo accoglie il grande evento della finale di Canzonissima, il nuovo e popolare varietà musicale abbinato alla Lotteria di Capodanno.
Il complesso è stato edificato dalla famiglia Merella nel 1947 sulle rovine del loro mulino a vapore, dopo che i bombardamenti alleati hanno dilaniato l’antico Civico.
Il nuovo auditorium vanta un’ottima acustica, ampio palcoscenico e un buon numero di posti a sedere di platea e galleria.
Accanto, viene realizzata l’arena all’aperto Cinegiardino, che ospita Maria Callas e Beniamino Gigli, Vittorio Gassman ed Eduardo De Filippo, le grandi prime dei colossal “Ben Hur” e “I dieci comandamenti”.
Questa edizione è molto gradita dalla gente.
Nel tempo, di tutte le edizioni è la più amata, con quella storica del 1968.
Il trio dei conduttori è di prima grandezza: l’incantevole soubrette Odette Bedogni, in arte Delia Scala, si alterna in gags e brevi scene con la verve del ciociaro Nino Manfredi – che regala alla platea il brioso personaggio del ciociaro Bastiano del “Fusse ca fusse la vorta bbona” – presto indimenticabile Rugantino nel mondo, aiutata dall’irriverente e caustica ironia del grande Paolo Panelli.
La trasmissione è un dream team di protagonisti: il regista è Antonello Falqui, gli autori sono Garinei e Giovannini, le coreografie sono state affidate a Don Lurio e l’orchestra è diretta da Bruno Canfora.
Il capoluogo sardo vive con indicibile eccitazione il grande giorno.
La RAI si prepara allo sforzo titanico delle Olimpiadi di Roma in quotidiana e costante diretta e si prepara al moltiplicarsi degli abbonamenti al suo canone, privilegiando l’attenzione delle periferie geografiche.
Attraverso questa strategia, dopo avere premiato Bari, Palermo e Reggio Emilia, adesso sale alla ribalta la Sardegna.
I tecnici della televisione nazionale sono arrivati da giorni e sono alle prese con l’arduo cimento di un chiaro canale di ritorno, dall’isola alla penisola, per evitare la figura mortificante di una diretta mancata.
All’esterno del teatro, i vertiginosi tralicci e le gigantesche parabole fanno sognare i sardi, che reralizzano l’emozione di questo debutto.
L’attesa è febbrile, come dimostra l’arrivo del piroscafo, che fa barcare al molo Panelli e Manfredi, gli orchestrali ed il mitico Alberto Rabagliati.
Un volo Metropolitan della Convair porta a Cagliari altri divi dell’epoca, come Nilla Pizzi e Domenico Modugno, Achille Togliani e Nicola Arigliano, Joe Sentieri e Miranda Martino, le signorine buonasera Nicoletta Orsomando e Annamaria Gambineri.
Il reuccio Claudio Villa e Wilma De Angelis, il delizioso cesellatore Aurelio Fierro e l’emergente Mina hanno registrato i loro brani.
Non faranno parte dell’avventura in terra sarda, ma andranno in onda nel montaggio televisivo di Antonello Falqui.
Tutti sono alloggiati nel migliore albergo della capitale isolana, il centralissimo e confortevole Jolly del Viale Regina Margherita.
Quando si prepara l’inizio dell’evento, i fortunati e facoltosi possessori dei biglietti di ingresso palesano le mises di una mondanità lungamente sognata, con le dame in pelliccia e gioielli, gli uomini in abito scuro e le divise di ordinanza degli alti ufficiali ammessi in proscenio.
Nel foyer, tre asinelli raccontano un discutibile richiamo al folklore della nostra terra, con il contributo di canti e balli sardi ed i tre mattatori in costume tradizionale della Sardegna, al posto delle giacche a righe.
La serata? A dirla tutta, è una delusione.
I cantati mimano goffamente le canzoni pre-registrate.
Joe Sentieri vince, con l’effervescente interpretazione di “Piove”, davanti a Miranda Martino e la bellissima “Arrivederci” di Umberto Bindi e la stupenda “Vecchio frac” di Mimmo Modugno.
Lo spettacolo è fuori dal teatro, con la polizia ed i carabinieri, la folla trepidante, l’agitarsi dei vigili urbani e le ambulanze, le trattorie eccezionalmente aperte fino alla mezzanotte.
Cagliari diventa meta di turismo internazionale, festeggia lo scudetto con l’armata di Gigi Riva, accoglie il Festival Bar e “Notre Dame de Paris”.
Ma l’alba di quel presentarsi in bianco e nero alla sterminata platea televisiva è un battesimo, che resta impresso nella nostra storia.