Dicembre 27, 2024

Giuseppe “Joseph” Agus: un cagliaritano a Londra_di Maggie S. Lorelli

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ENRICO DI FELICE

Giuseppe Agus: la riscoperta di un orgoglio sardo sepolto dalle polveri della storia.

La figura del flautista che, dalla Sardegna, sale alla ribalta della grande musica europea del Settecento, è stata riscoperta nel 1993 dal flautista Enrico Di Felice,  docente di flauto al Conservatorio “Pierluigi da Palestrina di Cagliari, in maniera del tutto casuale.

“In quell’anno si celebrava il 250° anniversario della nascita di Luigi Boccherini – ci racconta Di Felice, – e mi era stato chiesto di suonare uno dei suoi quintetti per flauto e archi. La partitura di uno di questi quintetti aveva la prefazione, curata dal violoncellista Aldo Pais, nella quale si parlava di un compositore, Giuseppe Agus, che aveva fatto pubblicare a nome di Boccherini dei duetti per due violini (l’op. 77), benché l’autore di quelle musiche fosse lui”.

E’ il fato a intrecciare le storie dei due musicisti, entrambi flautisti ed entrambi cagliaritani. Di Felice, incuriosito dal cognome tipicamente sardo del ghostwriter di Boccherini, va alla ricerca di sue eventuali composizioni per flauto. Ne scopre diverse, e così la sua ricerca si approfondisce.

“Non sapevo ancora niente di questo musicista – continua il flautista – ma avevo scoperto che la sua musica era conservata a Londra alla British Library e, quindi, ho preso il primo volo per l’Inghilterra perché la mia curiosità era ormai a mille. Quando finalmente ho avuto in mano diverse partiture, ho capito che questo compositore meritava di essere riscoperto, non solo per le sue origini, ma anche per il valore delle sue composizioni”.

Nello stesso anno della scoperta, il flautista cagliaritano ha modo di eseguire diverse composizioni di Giuseppe Agus. La prima esecuzione avviene al Festival de la Chouette di Dijon, ottenendo grande successo e attenzione per quell’autore sconosciuto accostato nel programma di sala a nomi del calibro di Händel, Bach e Vivaldi. Seguono delle esecuzioni anche in Sardegna, ma non si accendono ancora i riflettori sul compositore classico. Di Felice non si arrende. Racconta ad alcuni amici musicologi della sua scoperta, finché Roberto Milleddu ed Enrico Fanni, incuriositi dal misterioso compositore, non iniziano a fare delle ricerche sulla sua storia. Nonostante le difficoltà di ricostruzione biografica di una figura risalente a un lontano passato, saltano fuori diverse informazioni, a partire dal luogo e dall’anno di nascita: Cagliari, quartiere Marina, 1722.

“A partire da quel momento, la storia si è fatta via via più avvincente – prosegue il flautista – perché abbiamo saputo che il nostro Agus, all’età di otto anni, era stato mandato a studiare violino a Napoli che allora, con i suoi quattro Conservatori, garantiva un’istruzione musicale di straordinaria qualità. Ovviamente non ho potuto fare a meno di pensare a quanto potesse essere stato avventuroso un viaggio da Cagliari a Napoli per un bambino di otto anni nel 1730!”.

Terminati i suoi studi, Giuseppe Agus torna a Cagliari, ma in un atto ufficiale della Cappella Civica, dove gli si riconoscono straordinarie qualità di violinista, si legge che non c’erano soldi per farlo lavorare. Allora come oggi, non rimaneva che andare in cerca di fortuna all’estero, e Londra era la meta più ambita da tanti musicisti italiani del XVIII secolo. Giunto nella capitale inglese, Agus riesce presto, in virtù del suo talento e della sua intraprendenza, ad inserirsi a pieno titolo nell’ambiente musicale di quella che era all’epoca la capitale della musica europea, partecipando addirittura alla prima esecuzione del Messiah composto da Händel nel 1741. Enrico Di Felice prosegue nel suo appassionato racconto sulla carriera londinese di Agus, nel frattempo diventato Joseph Agus, informandoci della pubblicazione di numerose composizioni da camera del musicista, e della sua partecipazione, con un suo brano, all’opera collettiva “Love in a Village” insieme a tanti altri compositori della scena londinese quali Händel, Abel, Geminiani, Paradisi, Arne, Boyce ecc. Questo pastiche godette di una fortuna inimmaginabile ed ebbe rappresentazioni al Covent Garden per ben cinquant’anni.

La carriera londinese di Giuseppe “Joseph” Agus si interrompe nel 1778, pare a causa di uno scandalo, in merito a presunti abusi sessuali ai danni della nota cantante lirica Elizabeth Billington, a seguito del quale fu costretto a ritirarsi a Parigi. Episodio nebuloso, quest’ultimo, nella biografia del musicista, in quanto gli studiosi, non essendo ancora entrati in possesso degli atti del processo, non sono riusciti a comprendere se lo scandalo avesse travolto Agus stesso o suo figlio che, per una singolare coincidenza, si chiamava Joseph anch’egli.

Un inciso a parte merita la figura del figlio di Agus. che viene citato nel libro “Viaggio in Italia” di Charles Burney, musicista inglese che possiamo considerare un critico musicale ante litteram. Burney, nella sua cronaca di uno straordinario evento musicale in cui l’Accademia Fiorentina di Mozart si esibì con Pietro Nardini, violinista e maestro del figlio di Agus, fa riferimento alla presenza al concerto del figlio di “mister Agus” come se si parlasse di una personalità di spicco.

A Parigi, nello stesso anno del suo arrivo, il compositore dà alle stampe, per i tipi di M.lle Blondell, i noti Duetti op. 77 apocrifi di Boccherini. “Non ci dobbiamo stupire di tale pratica – precisa lo scopritore – gli editori dell’epoca non si facevano scrupoli e non facevano troppe domande quando si trattava di pubblicare un lavoro di un compositore molto conosciuto e apprezzato qual era Boccherini”. Sempre a Parigi Agus fu chiamato da Luigi Cherubini ad insegnare al Conservatorio Nazionale di Parigi, incarico di grande prestigio e ulteriore fonte di soddisfazione per la Sardegna che ha dato i natali al musicista.

“La ricostruzione della vita di Agus è ancora un cantiere aperto – conclude Enrico Di Felice – e il mio lavoro è passato nelle mani della compositrice e musicologa Myriam Quaquero che, di sicuro, saprà trovare ulteriori notizie e completare una storia che, già così, è piena di fascino”.

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