Novembre 21, 2024

In molte case c’è una soffitta che ospita oggetti il cui uso non è più quotidiano. Polverosa e confusa, essa ha la funzione di liberare spazi nelle stanze principali e conferire ad esse maggiore ordine. Evidentemente degli oggetti o delle persone ad essi legate si ha rispetto, se non vengono gettati via. C’è sempre un momento, periodico e ispirato, in cui anche la soffitta merita un po’ di ordine. Qualcosa si getta via, la polvere – oramai coltre – viene rimossa, gli oggetti prendono ad occupare spazi più definiti di prima. Fino alla prossima volta. Nel frattempo ogni passaggio in soffitta sarà distratto, quasi a negare il disordine che progressivamente si sta di nuovo accumulando.

E’ questo un periodo di divisioni, in cui l’uomo sembra avere sempre maggiore difficoltà a trovare un equilibrio fra gli interessi particolari e quelli generali. I grandi scandali finanziari, la rinnovata tendenza degli Stati alla violenza piuttosto che al ragionamento, la persistente situazione di disparità nei livelli di sviluppo fra le varie aree geografiche rappresentano il livello macro di una miriade di atteggiamenti micro che inveleniscono la quotidianità e contribuiscono a evidenziare che la società cammina verso un preoccupante stato di caos. Da qualche anno mi chiedo se ciò non sia dovuto al fatto che la morale sia stata messa in soffitta. Non volendo scendere in dibattiti filosofici dei quali la mia cultura non è degna, mi limito a pensare che sia morale ogni scelta che quantomeno tenga conto della visione collettiva.

Ancora, mi chiedo se l’uomo è ancora al centro della società o se è parte funzionale di sovrastrutture immateriali che egli stesso ha creato. L’impressione è che l’uomo non sia più il protagonista della società ma una porzione di essa e che per questo sia disabituato ad operare in un collettivo, come spesso è accaduto nella storia (si pensi per esempio al clima sociale che ha ispirato il filone utopico di Thomas More, Tommaso Campanella e Francis Bacon).

La fiducia, la pazienza e la consapevolezza paiono marginalizzate dalla paura. Alcuni amici studiosi del comportamento umano mi confermano che è un atteggiamento tipico di chi non è al proprio posto, di chi si muove in un ambiente che non è il suo. Colgo l’indizio: è possibile che l’uomo non sia più al centro della società. Queste pagine sono scritte soprattutto per mettere ordine ad un periodo lungo di studio ed approfondimento. La loro pubblicazione è un fatto incidentale: alcune persone a me vicine e l’editore mi hanno convinto

che anche condividere le proprie riflessioni è un atteggiamento morale.

Nella mia soffitta ci sono strumenti di lavoro, concetti e approcci che ho ricevuto in dono, cioè gratuitamente. Li ho conservati, colpevolmente in soffitta, per rispetto a persone che avevano l’obiettivo di fornirmi insegnamenti scolastici, accademici e professionali e vi hanno aggiunto – ecco un ulteriore aspetto della gratuità – altri elementi per me fondamentali. Per tutti loro ringrazio il primo maestro che ho incontrato in ordine di tempo. Flavio Deiana è infatti responsabile del mio innamoramento per la filosofia e per le sue applicazioni nelle attività umane, oltre che della dilapidazione di molti miei risparmi spesi in libri.

Ci sono poi alcune persone che mi hanno lasciato tempo libero per occuparmi della soffitta. I miei adorati colleghi di Noha srl, soprattutto Francesca e Patrizia Mureddu, sono oltremodo pazienti dinanzi alle mie assenze, così come lo sono stati i colleghi e l’Amministrazione dell’Area Marina Protetta di Capo Carbonara a Villasimius, che nel corso del 2007 ho avuto l’onore di dirigere.

La GIÀ editrice ha mostrato dinanzi ai miei ritardi nella redazione di queste pagine molta pazienza ed altrettanta tenacia. Mondino Ibba e Tore Sanna, molto esperti di soffitte, hanno letto alcune parti del lavoro fornendo spunti di riflessione intriganti. Francesca Mureddu forse si è pentita di avere fatto, come suo solito, il tifo per prima perché cominciassi questo lavoro, ispirandolo con costanza. Oggi infatti si trova a correggere le confusissime bozze, per dare a quella soffitta polverosa una dignità che solo la sensibilità femminile può consentire.

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