Novembre 21, 2024

1970, il teorico dell’informale Michel Tapié e i “graticci irradianti” di Antonio Secci

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Opera di Antonio Secci – Foto di Marco Fronteddu

“Dire astrazione è abusare di un linguaggio ormai codificato del lessico estetico d’oggi in quanto il problema dell’immagine come critico di valore artistico è ormai fuori questione: ma se la struttura si è generalizzata per lo meno al livello della forza “coordinante” degli spazi astratti, il contenuto che ne deriva deve essere del tipo “artistico” nel senso della teoria dei tipi Bertrand Rùssel e allora, si può investigare con profitto il problema specifico del contenuto, completa immagine di referenza esteriore sorpassata, a beneficio della sola immagine artistica e niente altro che artistica, purché sia particolarizzata da un artista totalmente degno di questo nome.

Queste riflessioni mi vengono suggerite dai quadri di Secci, come fossero una loro diretta emanazione qui dove gli spazi sono dei graticci irradianti una forza che va al di là della prova di forza per diventare testimonianza tantoserena quanto ordinata d’una struttura di forza essenzialmente artistica e particolarizzata.

Lo spazio è deliberatamente limitato, attorniato e la materia lo asseconda concorrendo a una tensione massima in giochi pieni di sensibilità “metafisiche” limitate e presenti con un rigore formale assoluto, e proprio per questo, felicemente risolto: questo rigore testimonia di una indipendenza creativa che supera inequivocabilmente una certa apparenza, questo giovane pittore sardo sa come arrivare là dove ha deciso di tentare di arrivare.

Ho conosciuto Secci due anni fa tramite il nostro amico Roberto Crippa e da allora seguo il suo lavoro col più alto interesse: nella confusione delle mode attuali che non hanno alcun valore, un’avventura di rigore e di forza artisticamente tipicizzata ci rassicura sull’avvenire stesso dell’arte e di quello che l’estetica salvaguarda di essenziale.”

Michel Tapié, Parigi, 1970 – Michel Tapié (1909-1987), critico d’arte francese, è stato uno dei promotori principali dell’«arte informale».

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