Le pagine storiche della GIA editrice/Cenzo Soro sul presidente Efisio Corrias
Efisineddu, almeno così vengono chiamati coloro che portano orgogliosi il nome dell’amatissimo Santo venerato da tutta la Sardegna. Lui forse lo sa e se lo porta addosso con serietà e fierezza.
Quanti ricordi e quante eccezionali cose si sono alternate nella vita di un uomo cresciuto nella ferrea ma altrettanto bonomia di una famiglia religiosa e condotta nella rettitudine e nella bontà.
Certamente non posso, io, semplicissimo uomo che non ha la penna di scrittori di grido, tracciare l’esistenza di un personaggio così famoso. Ne sbiadirei la sua luminosa figura rammaricandomi di ciò che non sarei riuscito a fare.
Ricorderò, allora, alcuni episodi vergognandomi di non poter fare altro.
Il mio primo approccio con Efisio fu quando il gioco del calcio, di sicuro non offeso dall’attuale modo affaristico che fa rabbrividire persone come le nostre, parlo di quelle anziane, si faceva per diletto. Nell’allora campo del San Lucifero dove Monsignor Lepori regnava da sovrano nel senso buono, vidi Efisio arbitrare una partita di calcio. Eretto, come sempre, rapido e coscienzioso nelle valutazioni, viso molto ben delineato, fischietto in bocca e via. Che ricordi di sapore romantico.
In quel tempo lo sport era solamente uno svago, una voglia matta di dimenare braccia e gambe per mettere in evidenza le proprie capacità. Non esistevano allenamenti condotti allo spasimo, né attrezzature adeguate e tantomeno i corticosteroidi anabolizzanti, l’eritropietina, l’ormone della crescita l’autoemotrasfusione e tutte le altre diaboliche somministrazioni di sostanze vietate.
Tutt’al più una zolletta di zucchero e tanta felicità. Scavando nella mia memoria un tantino arrugginita dall’età lo vedo cavallo di razza nella Congregazione Mariana dove, assieme ad altri personaggi, iniziò la scalata ai vertici della città di Cagliari e della Sardegna tutta. Chi è che non sa quante cariche prestigiose ha avuto Efisio? Da Intendente di Finanza ad Assessore regionale alle Finanze; da Presidente della Regione Autonoma della Sardegna a quella del Consiglio dello stesso Ente. Dalla massima carica del Credito Industriale Sardo a quella del Cagliari Calcio quando nel 1970 con le indimenticabili prestazioni di Rombo di Tuono (che fenomeno!) vinse il titolo nazionale.
Quanti altri incarichi che non ricordo e quanti riconoscimenti per aver formato una famiglia come la sua con Pier Giorgio, avvocato di grido, Maria Rosaria impegnata nel dare soccorso ai deboli e diseredati, con Paola, insegnante, Tore ingegnere dirigente, Gabriella anch’essa insegnante, Anna che vive a Firenze e Carietta simpaticissima che conobbe uno dei più famosi cardiochirurghi del mondo. Ed in mezzo la signora Maria, donna di altri tempi che, tra l’altro, studiò con mia sorella. Una persona che se ne sta tranquilla nel suo eremo e dalla quale si dipartiscono i rami di un ceppo meraviglioso.
Proprio l’altro giorno io e mia moglie abbiamo ricevuto dalla famiglia Corrias una composizione di meravigliose begonie viola. Erano tanto belle che mi è venuto in mente di scrivere queste poche frasi. “Le Begonie viola di Maria e Efisio: vezzose, contenute, riservate e dignitose, siete entrate in casa recate delicatamente dalle mani di Paola. Avete subito trovato posto sul tavolo di fronte alle nostre poltrone. Di lì, con il puntino roseo pallido fra le deliziose corolle, avete occhieggiato bisbigliando incomprensibili parole del linguaggio floreale. Abbiamo compreso che ci salutavate e che mettevate a nostra disposizione l’elegante vestito viola di un impareggiabile colorazione che conforta le persone. Che incanto! La casa si è illuminata all’istante e noi siamo rimasti in silenzio ammirandovi con stupore e gratitudine. Anche se appassirete ci rimarranno il vostro sorriso e la vostra tenerezza”. Ricordo ancora, forse più di tanti episodi che mi legano ad Efisio, la volta che mi chiamò alla guida del Cagliari dopo l’esonero di Federico Allasio. Portai la squadra allo spareggio contro la Pro Patria riammessa in gara chissà perché. Avremmo potuto vincere se avessimo aderito a certe vicende lontane mille miglia dal nostro modo di concepire lo sport. Perdemmo ma fummo lo stesso contenti pure avendo il rammarico di non essere stato il primo allenatore a condurre il Cagliari in serie A.
In un’aula della Facoltà di Teologia dell’istituto Gesuiti di Cagliari, in occasione del novantesimo anno di età di Efisio gli è stata donata una targa di fronte al gruppo di Meditazione formato da lui oltre venticinque anni or sono. La cerimonia intensa per commozione e racchiusa nel ristretto cerchio dei Convenuti, è stata impreziosita dalle parole del premiato che con note appassionate ha ammonito i presenti affinché portino all’ovile, si fa per dire, coloro che vagano nell’incerto e non conoscono gli indirizzi evangelici.
Carissimo Efisio, che dirti? Innanzi tutto scusami se non sono all’altezza per illustrare la tua figura e, poi, tanta salute e felicità fra le mura della tua abitazione.