Febbraio 5, 2025

La Guspini Regnicola: 1300 – 1400_di Tarcisio Agus

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Santa-Maria-prima-del-restauro

Il legame pisano del giudicato si mantenne incerto  sino  all’arrivo al trono giudicale di Mariano III nel 1309. Per ragioni successorie il nuovo Re era insofferente verso i pisani tanto che nel 1314 invitava i Catalano Aragonesi a venire in Sardegna per scacciarli. Azione che non riuscì a concretizzare ma che attuò il figlio Ugone II divenuto giudice dopo la morte del padre nel 1321.

A due anni dall’insediamento si alleò con Giacomo II d’Aragona divenendone vassallo. Il suo appoggio alla Corona consentì l’allontanamento dei pisani dalla Sardegna con la pia illusione che poi Ugone II sarebbe diventato il re di Sardegna. L’ultima battaglia per scacciare i pisani fu l’assalto al castello di Cagliari che terminò il 19 giugno 1324, con un trattato, sottoscritto anche da Ugone II, con cui i pisani cedevano tutti i loro possedimenti ai Catalano Aragonesi.

Nel pieno delle sue attività Guspini, sino allora in mano al giudice ed agli alleati pisani, con il suddetto trattato si trovò  con nuovi e potenti personaggi iberici.

Questa particolare e nuova situazione politico amministrativa del territorio potrebbe  giustificare  la presenza a Guspini di una splendida campana medioevale con sei scudetti, che rappresentano lo Stato d’Arborea e la Corona di Aragona e che potrebbe essere stata commissionata per celebrare la morte de Re di Sardegna Giacomo II d’Aragona detto il Giusto nel 1327. La sua collocazione poteva essere stata sulla torre dell’edificio pubblico già sede del Curatore e dei Maestri del Monte, che sicuramente continuarono per un cero tempo ad operare, poi l’importante immobile venne abbandono con l’avvento della Corona di Spagna nel 1479, che unificò l’isola con il nuovo ordinamento territoriale affidato ai feudatari. Oppure la sua collocazione è stata da sempre sul campanile a vela della chiesa, allora parrocchiale, di Sant’Alessandro, sino alla sua demolizione  nel  1893 e posta sul campanile del duomo di San Nicolò.

Campana medievale

La datazione esatta dell’importante testimonianza è ancora da definire, ma uno studio della Dott.ssa Gabriella Loddo la collocherebbe tra il 1323 e 1365, quando ancora gli stemmi dell’albero eradicato e dei pali d’Aragona rappresentavano due entità statuarie autonome. La disparità degli scudetti statuari presenti sulla campana, due dell’albero eradicato e quattro dei pali d’Aragona, potrebbero rappresentare l’atto di vassallaggio di Ugone II al re Aragonese, con giuramento personale di fedeltà (commendatio personalis). Il vassallaggio fra stati nel medioevo era diffusissimo e non intaccava  né sminuiva la sovranità degli Stati.

Particolare degli scudetti.

Dopo la morte di Ugone II avvenuta il 5 aprile del 1335, attraverso il suo testamento sappiamo che molte proprietà detenute nel comune di Guspini furono donate ai figli, che frequentarono la corte di Barcellona e ben sette si sposarono con donzelli e donzelle di importanti famiglie catalane.

Nel testamento del 4 aprile 1336, sembrerebbe a detta di alcuni ricercatori, che Ugone II tra i suoi lasciti affidava ai figli (5° e 6° genito) Nicolao (avo dei marchesi di Oristano) e Francisco (detto il canonico) la costruzione della chiesa di San Giovanni nel paese di Cicerra (Sitzerra), simile a quella che si trovava nella loro villa di Gabes, interamente a loro spese, ed una volta edificata avrebbero dovuta dotarla di un sacerdote e un chierico. Nella regione di Sitzerra, allo stato attuale pare che esistano le tracce che ci rimanderebbero al  dispositivo di Ugone II, dell’insediamento potrebbero essere parte anche i ruderi detti “S’omu de nostra Sennora”. Nella regione il riferimento toponomastico del colle di San Giovanni e del rio San Giovanni certificherebbero la presenza ecclesiale e Marino Melis (Ricercatore locale) ci ricorda che in alcuni documenti del 1600 la chiesa risultava esistere ed essere sottoposta a restauro. Ancora di San Giovanni si attestano i festeggiamenti, citati nel questionario inviato al parroco di Guspini dal vescovo di Ales Mons. Giuseppe Maria Pilo il 31 di ottobre del 1762.

Colle e rio San Giovanni

Il successivo regno di Pietro III de Bas-Serra, primo genito di Ugone II, viene considerato un regno pacifico e senza particolari rilievi storici. Con la morte avvenuta nel 1347, subentrava suo fratello Mariano IV, che aveva sposato a Barcellona nel 1336 la nobildonna Timbora dei Rocaberti, dal quale ebbe tre figli, Ugone, Eleonora e Beatrice. Mariano IV, nonostante la sua formazione Catalana, per aver studiato ed armato cavaliere dal re, capiva che la convivenza con i Catalani Aragonesi era difficile e intravvedeva serie difficoltà per la sopravvivenza del Regno d’Arborea, per cui, nonostante tutto, decise di recidere il suo rapporto di vassallaggio togliendo dagli emblemi i tre pali catalani e riportando come unico simbolo l’albero deradicato. Questa scelta portò allo scontro con i Catalani sin dagli inizi di settembre del 1353. 

Mariano IV considerato il più grande re d’Arborea con le sue spedizioni militari ed alleanze riuscì quasi a unificare l’intera isola e nei dieci anni di pace (1355-1365) con i Catalano a Aragonesi,  attraverso la pace di Sanluri dell’ 11 luglio 1355, diede impulso politico al suo regno frequentando e stringendo rapporti con importanti personaggi italiani ed europei del suo tempo. Fu anche il periodo in cui iniziò a metter mano al Codice Rurale, tramandato sino all’ora oralmente, e successivamente la figlia Eleonora lo completò con la pubblicazione meglio nota “Carta de Logu”. Questo importante documento comprende norme di codice civile e penale, nonché un codice per la regolamentazione dell’attività agricola ed dell’allevamento, non tratta per niente l’attività estrattiva e le attività fabbrili ad essa connessa, a testimoniare la caduta di interesse per l’importante economia guspinese della parte regnate e dei nuovi alleati catalano aragonesi. L’unico documento che cita l’arte fabbrile lo ritroviamo in una ordinanza del successore di Mariano IV, avvenuta nel 1376 con il figlio Ugone III, pare per il suo scontroso carattere e crudeltà si inimicò importanti personaggi ed ufficiali  del regno.

Per cercare di placare le turbolenze in atto Ugone III emanò alcune leggi e decreti che colpirono la burocrazia e l’aristocrazia tra il 1380-82, tra le diverse ordinanze si occupò anche di regolamentare le arti e mestieri. Tra queste la LXII trattava delle attività dei fabbri ferrai, che certamente interessò l’economia del paese dove la presenza dell’arte fabrile era diffusa, ma non si fa cenno ad attività estrattive e fusorie. I 23 capitoli trattano del prezzo di vendita di alcuni prodotti come vomeri, picconi, mazze, zappe, pale, vanghe, verghe, falci, ferri dei cavalli e relative lavorazioni. Certo diversi strumenti erano indispensabili nelle escavazioni minerarie e di cava, ma evidentemente stava prevalendo la linea politica catalana aragonese che ci condurrà al feudalesimo, fondato sullo sfruttamento umano  ed economico  del territorio, principalmente legato al mondo agro pastorale.

Alla morte di Ugone III salì al trono la sorella Eleonora, che riuscì a calmare gli animi nel giudicato  insorto contro Ugone III e ucciso con la figlia Benedetta. Sotto la reggenza di Eleonora d’Arborea, Guspini, negli scarsi documenti giudicali attualmente noti, è richiamata perché intervenuta con i suoi rappresentanti alla sottoscrizione della nuova pace stipulata tra Giovanni I d’Aragona ed Eleonora D’Arborea, come reggente o giudicessa del Regno di Arborea, il 24 gennaio 1388 a Cagliari.

I rappresentanti di Guspini che intervengono nel trattato di pace furono il majore Pedro Discanu ed i vassalli: Joaňe de Muru, Sisinnio de Ibba, Laurençio de Bonavia. L’esiguità dei rappresentanti guspinesi sembrerebbe dovuta al suo spopolamento a seguito delle ondate pestilenziali, tanto che  alcuni comuni viciniori non intervennero, come Arbus e Gonnosfanadiga, mentre risultano: San Gavino con 17 rappresentanti, Pabillonis con 8 e Sardara addirittura con 94 rappresentanti. Oppure l’altra ragione per il ridotto numero dei partecipanti potrebbe esser data dalla presenza a Guspini di illustri personaggi catalano aragonesi e sardi regnicoli (non allineati con il Giudicato d’Arborea), che avrebbero  contestato l’inusuale convocazione dei rappresentanti le ville senza che il documento fosse prima sottoposto alle assemblee locali, in quanto i catalano aragonesi, per consuetudine, i trattati li condividevano e sostenevano. In particolare nel caso in cui gli accordi prevedessero decurtazioni territoriali, perché le istanze presentate non potessero, poi, essere contestate o annullate.

Nell’accordo di pace che ebbe non poche integrazioni e modifiche nei due anni precedenti, trovarono spazio anche il negoziato per la liberazione di Brancaleone Doria (consorte di Eleonora), tenuto in ostaggio dagli aragonesi. Eleonora, in nome del Populo Sardinie, aveva predisposto un documento con 16 istanze in difesa del suo popolo. Fra le tante si ricordano il perdono del Re per i sardi autori di ribellioni; la liberazione dei prigionieri senza riscatto; il divieto ai catalani o altri sudditi di chiamare i sardi traditori, pena il taglio della lingua o una ammenda di 50 lire barcellonesi; il divieto per i catalani, i sardi o altri di avere feudi, ad eccezione dei sardi che avessero facilitato le trattative;  i sardi dovevano essere trattati alla stregua dei catalani o aragonesi anche nella penisola iberica; la liberazione dalla servitù di tutti i sardi del regno, con il divieto di nominarli servi o serve; l’affrancamento dei sardi dall’obbligo di Albergaria (il diritto riconosciuto ad un conte o personaggio di rango regio ed il suo seguito di essere alloggiati e mantenuti a spese dei contadini), queste alcune delle istanze che chiudevano con il giuramento del Re ad osservare e far osservare  i capitoli. Il Re accolse la proposta il 31 agosto 1386, proponendo delle aggiunte ed eccezioni, in particolare chiedeva la restituzione di tutte le terre, i castelli e i villaggi che gli appartenevano prima della guerra. In pratica l’atto finale di pace (9 metri di pergamena) integrato, riveduto e corretto dal Re, con particolari clausole di rispetto per il mantenimento della pace, venne sottoscritto il 24 gennaio 1388, poi perfezionato ed attuato nel 1390. 

La pace ebbe breve durata perché il 1 aprile del 1391 Brancaleone Doria da poco rilasciato, ricusò la pace da lui considerata estorta, mobilitò l’esercito, iniziando con la presa di Sassari, già in rivolta contro gli aragonesi, ed in sei mesi riconquistò l’isola ad eccezione de castel di Cagliari ed Alghero.

Dopo la morte di Eleonora pare avvenuta nel castello di Monreale il 23 giugno 1403, ripresero gli scontri tra i catalano aragonesi ed i sardi che sfociarono  nella  sanguinosa battaglia persa dai sardi nelle campagne di Sanluri il 30 giugno 1409, meglio nota alle cronache come la “Battaglia di Sanluri”, alla quale prese parte anche il futuro giudice d’Arborea Guglielmo III.

Dopo l’infausto scontro sappiamo che Guspini nel 1410 divenne un villaggio posto sotto il controllo diretto del Re del regno Catalano Aragonese di Sardegna, amministrato da funzionari regi.

Verosimilmente potrebbe essere in questo periodo che la facciata della chiesa di Santa Maria veniva trasformata con tre losanghe, occultando la significativa facciata romanico pisana riportata alla luce con i restauri del 1997. Così come la chiesa di Santa Barbara, ancora esterna all’abitato e separata dal rio Mengas, veniva intitolata a San Nicola, demolita poi agli inizi del 1600 per fare posto all’edificazione della nuova chiesa di San Nicolò a croce latina del 1625.

In quel periodo saliva al trono d’Aragona Ferdinando I e il 21 novembre 1412 veniva investito, dal antipapa Benedetto XIII, col titolo re di Sicilia e Sardegna. Nel giorno della sua incoronazione nel gennaio o febbraio del 1414, diede in moglie la cugina Eleonora Marique al capitano generale del regno Berengario III, che prese il cognome della madre Violante Carroz. Ad Eleonora oltre la dote in denaro le vennero assegnati diversi privilegi di natura feudale, come il titolo di Signora di Parte Bonorcili, che comprendeva anche il villaggio di Guspini.

Dopo la sconfitta di Sanluri Guglielmo III, divenuto re d’Arborea, si recò in Francia alla ricerca d’aiuto, rientrando in Sardegna nella primavera del 1410, a seguito della crisi dinastica della Corona d’Aragona, per riorganizzare i territori giudicali e riprendere la guerra.

Alla morte del re Ferdinando I, il 2 aprile 1416, succedette il figlio Alfonso V, che nel tentativo di riunificare il regno Sardegna Corsica in maniera pacifica, tenendosi buoni i grandi feudatari, alienava al Marchese di Oristano il più grande feudo sardo entro il quale Guspini non veniva contemplato restando in mano regia.

Le velleità statutarie del giudice d’Arborea Gugliemo III si infransero nel tentativo di conquistare  Alghero, venne respinto e visto gli inutili sforzi di riunificare la Sardegna venne a patti col il re Alfonso V per la cessione dell’Arborea.

Nel 1420 terminava così la storia del Giudicato d’Arborea, sulla base dell’accordo raggiunto ad Alghero  il 17 agosto tra il sovrano d’Aragona e Gugliemo III di Narbona Bas.

A seguito dell’accordo le contrade di Monreale e Bonorcili divennero Baronie e Guspini entrava così a far parte della Baronia di Monreale, con San Gavino il centro più importante, Serru, Gonos Arbus, Pabillonis e  Sardara. 

Nel 1421 Guspini viene concessa dal Re  al conte Guglielmo Raimondo de Montecateno o Moncada per il servizio reso al sovrano. Rampollo della dinastia dei Moncada di Sicilia, da giovanissimo intraprese la vita militare al servizio del re Alfonso V d’Aragona, che nel 1423, per  averlo protetto facendosi scuso con il suo corpo nella battaglia di Castel Capuano contro gli Angioini, lo nominò Gran siniscalco del Regno di Sicilia e nel 1433 Gran cancelliere del Regno.

I suoi molteplici impegni sicuramente lo tennero lontano da Guspini o forse non l’ha mai conosciuto. Non sappiamo se la comunità ed i territori del guspinese fossero in abbandono o affidati  a terzi, certo è che nel 1454  il feudo fu confiscato  ed acquistato da Simone Royg, sicuramente per procura perché il 14 dicembre dello stesso anno Guspini ed il territorio venne ceduto a Pietro Basalù, gran siniscalco di Sicilia, nominato vice re di Sardegna il 10 settembre 1455 sino al 27 luglio 1477.

Sembrava che tutto fosse ormai sotto il controllo Catalano Aragonese, ma dopo la morte di Salvatore Cubello, marchese di Oristano, si aprì un duro conflitto tra il nipote Leonardo Alagon ed il vice re Nicolò Carroz per l’acquisizione del marchesato. Il primo in virtù del fato che il Cubello alla sua morte non aveva discendenti diretti, il secondo pretendeva per se l’eredità del marchesato, in quanto discendente dal giudice d’Arborea Ugone II. Il contrasto fra i due si inasprì ulteriormente per il rifiuto dell’Alagon di cedere in sposa la figlia Eleonora a Dalmazio Carroz, figlio di Nicolò.

Indignato per l’affronto il vice re invase il marchesato di Oristano ma fu fermato e sconfitto dalle truppe di Leonardo Alagon nella battaglia di Uras il 14 aprile 1470, mentre il resto dei vinti si ritirarono trovando riparo a Guspini. Da quel momento, Leonardo con i sardi ribelli, contrastò il diniego al marchesato con una lotta ad oltranza, sostenuto dal visconte di Sanluri Giovanni de Sena e dal suo fedelissimo Nicola Montañans, riconquistò il castello di Monreale il 28 settembre 1470, disperatamente difeso da Bernardo Montbui, e le vicine ville di San Gavino e Guspini.

Pietro Besalù aveva sposato Isabella Carroz figlia naturale dei conti di Quirra, entrando così a far parte della famiglia valenziana che aveva contribuito alla conquista dell’isola, divenendo detentore   di vasti possedimenti. Grazie alla loro ricchezza e potenza i Carroz salvarono il genero dalle ripetute difficoltà economiche per il suo indebitamento nell’acquisto del feudo e nel 1477 il Besalù, ancora “proprietario” di Guspini, nonostante i 7 anni trascorsi dal rientro sotto  gli Alagon nel marchesato di Oristano, fu costretto a cederlo a Dalmazio Carroz che aveva poco prima invaso e riconquistato la baronia di Monreale.

L’anno successivo, il 19 maggio 1478, nella battaglia di Macomer si scontrarono il vice re Nicolò Carroz per il Regno di Sardegna e Leonardo Alagon per il marchesato di Oristano. L’Alagon subì una dura sconfitta ed i suoi feudi vennero confiscati dalla Corona, in seguito riassegnati dal re ai legittimi feudatari e Guspini, con la Baronia di Monreale, rientrava a far parte della Contea di Quirra in mano ai Carroz, che la detennero sino al 1511.

In copertina: Guspini la chiesa di Santa Maria prima del restauro

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