Cimitero Monumentale di Bonaria – Memoriale di Cagliari_di Anna Palmieri Lallai
Ormai da tempo siamo abituati a definire il Cimitero Monumentale di Bonaria come un Museo d’arte a cielo aperto proprio per la varietà e la ricchezza dei monumenti funebri qui collocati, che con il loro stile e la loro bellezza ricordano non solo il defunto ma anche l’artista e la loro epoca. Ma, avvicinandosi la commemorazione dei Defunti, personalmente ritengo più giusto leggerlo come MEMORIALE di Cagliari, perché qui, tra queste sacre mura, ci sono politici, militari, cantanti, artisti, imprenditori, letterati, religiosi e non solo, che hanno lasciato traccia della loro esistenza rendendo GRANDE la città.
E il mio pensiero corre veloce a Gaetano Cima e Ottone Bacaredda i primi veri pionieri della rinascita urbana della città. Dobbiamo tornare indietro nel tempo e ricordare quando Cagliari, non più piazzaforte del Regno d’Italia, inizia a respirare a pieni polmoni un’aria nuova di libertà e a camminare con le proprie gambe e“menti”. La città, in particolare, si apre verso il mare, si demoliscono le fortificazioni spagnole del porto, si abbatte la cinta muraria con relative porte e si studia il nuovo piano regolatore della città che porterà anche alla realizzazione dell’attuale via Roma. Ed è qui che Ottone Bacaredda (1848-1921), cagliaritano stampacino, ma vissuto a Villanova (via S.Giovanni), sindaco della città dal 1889 al 1921, decide la costruzione del nuovo palazzo civico (1899-1906), da lui grandemente voluto- e a lui più tardi intitolato- che ha sostituito, soprattutto per motivi logistici, la storica sede del Palazzo di città, in Castello. Le opere volute dal Bacaredda sono molteplici, ma oggi, anche con riferimento all’aria che si respira in seguito ai vari decreti governativi emanati nel tentativo di arginare il contagio del coronavirus, mi piace ricordare quanto accaduto in città nel maggio del 1906. Anche allora la situazione socio-economica non era felice, anzi piuttosto grave, e davanti alle rimostranze di chi stringeva i denti per andare avanti, il sindaco Bacaredda pronunziò l’infelice frase, ormai nota: Se non potete comprare triglie, contentatevi del baccalà. La frase, ritenuta offensiva e mal digeribile forse anche per la pesantezza del baccalà, agitò maggiormente gli animi determinando una sommossa popolare con due morti e diversi feriti. Parentesi negativa nella lunga carriera di Ottone Bacaredda, che non servì a offuscarne il nome né a intaccarne la memoria. La sua lapide (con piccoli errori), semplice come il suo carattere, murata in una parete nella parte bassa del Cimitero, presso l’ingresso, serve a ricordarlo come pioniere della rinascita urbana, pur essendo stato anche scrittore, deputato, professore nell’Università cittadina.
Alla figura del Bacaredda mi piace affiancare quella di Gaetano Cima (1805- 1878), tecnico del Comune di Cagliari, anch’egli cagliaritano, personaggio eminente nell’architettura cittadina della fine dell’800. Amante dell’arte classica, le sue opere, pubbliche o private, s’ispirano chiaramente al neoclassicismo come dimostrato dall’Ospedale Civile del S.Giovanni di Dio, il primo nosocomio pubblico cittadino, realizzato nel 1848 nella parte alta di Stampace, dove l’architetto è ricordato nell’atrio dello stesso Ospedale con un monumento dovuto al Sartorio. Al Cima si deve la riqualificazione di diversi Palazzi di prestigio e la nuova facciata della parrocchia storica di S. Giacomo-1838- dove è evidente il contrasto tra il “nuovo” e l’antico della torre campanaria.
Ma parlando del Cimitero di Bonaria è doveroso ricordare che all’inizio del ‘900, Cagliari è in continua crescita ed espansione urbana per cui gli spazi cimiteriali sono ormai insufficienti ed è anche in questo caso che il Cima dà prova del suo creare. Per recuperare spazio si spiana alle spalle della parte bassa del cimitero e si sale verso il colle dando luogo ai C.d. Gradoni del Cima, alla base dei quali è murata la lapide che lo vuole ricordare anche ai posteri. In questo periodo viene realizzato anche il tanto rimpianto Vecchio mercato civico del Largo Carlo Felice (1886-1957), progettato dall’ingegnere del Comune Enrico Melis, padre del pittore Felice, entrambi qui sepolti con le relative “compagne di vita”.
Ma qui riposano cantanti dell’epoca, come l’indimenticabile tenore Piero Schiavazzi (1875-1949), Antonio Serra Manca (1923-1956), sfortunato baritono dalla breve carriera, Mario (Giovanni) De Candia (1810- 1883), la cui voce da tenore ha risuonato nei teatri più prestigiosi in Italia e all’estero. Non mancano pittori di chiara fama come Giovanni Marghinotti, Adolfo Cao (troppo presto caduto nell’oblio), Enrico Castagnino, Anton Ettore Maury che dipinse Cagliari e i suoi tramonti, G.Battista Rossino con la tela dell’edicola della “Madonna delle Grazie” in via Manno, Felice Melis Marini, Tarquinio Sini, tragicamente morto durante i bombardamenti su Cagliari del 1943, Cosimo Canelles con i suoi apprezzati acquarelli sulla città. Riposano imprenditori come Pietro Valdes e Timon, titolari di prestigiose tipografie, Gugliemo Balletto, ex proprietario de Sa Illetta, senza dimenticare le famiglie Serpieri, Magnini, Pernis, Devoto, Keller, Zedda, Larco, Faggioli e i vari nobili che riposano nelle loro cappelle. Troviamo archeologi come il canonico Giovanni Spano, il cui monumento funebre con busto forse del Sartorio è stato di recente restaurato, Filippo Vivanet noto anche per l’omonimo palazzo neogotico di via Roma, Filippo Nissardi, Leon Gouin, Domenico Lovisato ricordato anche come patriota. Militari come il generale Carlo Sanna, con un monumento progettato da Filippo Figari, Antonio Incani a cui si deve la nascita dell’antica Carbonara, oggi Villasimius, Attilio Mereu (1895-1917), eroe di guerra e medaglia d’oro e tanti giovani caduti durante le due guerre mondiali. Non dimentichiamo studiosi e letterati come Lodovico Baylle, Pietro Martini, Francesco Loddo Canepa (1887-1966), Nicola Valle (1904-1993), vero pioniere della rinascita culturale post bellica della città, Cenza Thermes con le sue intramontabili pagine su Cagliari, Teresa Mercede Mundula con le sue poesie in campidanese e naturalmente i vari sindaci deceduti entro il 1968, anno in cui si vietò, per mancanza di spazio, di tumulare nel vecchio cimitero di Bonaria, ma solo nel nuovo di S.Michele, attivo dal 1942. Anche diversi religiosi di profonda fede e spiritualità riposano in questo sito e fra i tanti, oltre alcuni arcivescovi di città, mi piace ricordare Fra Nicola da Gesturi (poi traslato) e Fra Nazzareno dei Cappuccini.
Ma l’elenco sarebbe veramente troppo lungo e so di tralasciare solo per brevità, non per dimenticanza, tanti che meritano di essere menzionati. Me ne dolgo e chiedo scusa.